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I migranti e i poveri accolti da Guarisca Arrigoni a Concenedo nel Medioevo

…e boschi di faggi, e alti castagni, e rovi, e vallette ricolme d’acqua…qualche casupola sparsa nei piccoli prati, un orto e una chiesina dedicata a Santa Maria Assunta…nel Medioevo a Concenedo di Barzio.

Guarisca nacque a Barzio nel 1382, figlia del nobile Beltramo discendente di Orlando Arrigoni di Vedeseta, capo ghibellino della Valle.

D’animo gentile, Guarisca fin da piccola manifestò spirito di carità evangelica e presto si prese cura dei diseredati, quelli scacciati da tutti e che spesso mangiavano le radici dell’insalata matta. Guarisca amava Dio con tutta se stessa e ne divenne la sua sposa. Decise di dedicare la sua esistenza al servizio di Dio e del prossimo con la preghiera e l’invocazione della grazia.

Guarisca Arrigoni a 25 anni progettò di aprire un ‘hospitale’ sul Colle Cantello a Concenedo, oggi frazione di Barzio, con pie donne, nubili e vedove, affinché assistessero i malati, i poveri e i pellegrini. Con l’aiuto del padre e dei parenti, Guarisca potè acquistare i terreni intorno alla chiesina e nel 1407 iniziò i lavori di costruzione. Ma la giovane intraprendente fanciulla voleva anche la benedizione della Chiesa. Per tramite del suo parente Giacomo vescovo di Lodi rivolse una supplica a papa Gregorio XII di approvare l’opera intrapresa. La risposta positiva del pontefice giunse a Guarisca con lettera datata 10 febbraio 1407 per mezzo del cardinale Pietro Filargo, arcivescovo di Milano. La lettera fu inserita negli Statuti della Valle.

“…il memoriale a noi presentato in nome della diletta Guarisca Arrigoni della Valsassina, conteneva la notizia che ella, mossa da spirito di devozione verso Sant’Antonio confessore, desiderava far costruire un Ospedale presso la chiesa di S,Maria del Monte di Cremeno giurisdizione della Valsassina e diocesi di Milano, per accogliervi i poveri ivi abitanti privi di casa, e i forestieri che passano di là…Noi, dunque, dando benigno assenso…concediamo alla detta Guarisca la facoltà di costruire e di fondare detto ospedale…” La missiva di papa Gregorio XII.

I valligiani fedeli agli Arrigoni e favorevoli all’iniziativa di Guarisca parteciparono al progetto con entusiasmo e laute donazioni. Nel 1408 l’ospedale cominciò a funzionare. Guarisca decise di separare gli ambienti dedicati ai pellegrini e ai poveri da quelli per l’assistenza degli ammalati, e dotò ogni letto a disposizione con coperte di lana. Cinque fanciulle di nobili origini e di provata pietà verso il prossimo, aiutarono Guarisca nella direzione e nell’amministrazione dell’ospedale.

Il parroco di Cremeno ebbe l’incarico di occuparsi dell’aspetto spirituale di quel luogo di cura e di ristoro.

Non sembra vero che una piccola donna compassionevole verso i sofferenti, i bisognosi e gli infelici, agli inizi del XV secolo pervaso da malandrini e prepotenti, riuscisse a fondare una delle più antiche istituzioni di carità della Lombardia.

Si diffuse la fama di Guarisca e del suo ‘asilo’, della sua pietà e del suo rispetto per gli ultimi.

Nel 1429, Guarisca manifestò la sua decisione di ritirarsi in un monastero di clausura per dedicarsi esclusivamente alla contemplazione di Dio, pensando che l’ospedale fosse ben avviato e che non fosse più necessaria la sua presenza. In particolare il 23 aprile 1429 Guarisca dettò le sue ultime volontà, ma solo nel 1436 Guarisca lasciò le cose del mondo per vivere delle cose di Dio in una cella nel cenobio della chiesa di Sant’Antonio Abate a Porta Romana a Milano, retto dall’Ordine degli Antoniani.

Quando Guarisca si dedicò completamente alla vita contemplativa aveva 45 anni, non fu mai monaca ufficialmente coi voti di rito, ma suora negli intenti e nelle opere di carità.

Il 23 agosto 1436 Guarisca Arrigoni scrisse: “io testatrice feci edificare e costruire un hospitale…in favore dei pellegrini, dei poveri, degli infermi e dei miserabili ed anche perché Iddio conceda la pace vera alla Chiesa di Roma; il quale hospitale, con l’aiuto di Dio, desidero che venga ingrandito, duri a lungo e sia ben governato. Di tutti gli altri miei beni ho nominato e nomino miei eredi universali la Comunità e gli uomini di tutta la Valsassina presenti e futuri…”.

…e antiche castagne marroni sfumate di rosso, e noci da schiacciare coi denti (se si può) come i bambini, e i ricci bruni, e i colori dell’autunno…a Concenedo in questa mite domenica d’ottobre riempiono gli zaini delle famigliole in cerca dei fortunati tesori del bosco…e poi un grappolo di case attorno a una piazzetta dove ancora c’è la chiesina di Concenedo dedicata alla Madonna.

Attira l’attenzione il quadro accanto all’ingresso dedicato al complicato rapporto tra madri e figlie: “O madri e figlie, vostra guida sia la vita si Sant’Anna e di Maria”.

La chiesina, nel chiaro scuro dell’interno, custodisce valori incalcolabili come un crocifisso di legno intagliato, policromato dorato del XV secolo che con tutta probabilità fu venerato da Guarisca Arrigoni; un affresco con la Vergine confortata da Maria di Cleofe e dalla Maddalena del XVIII secolo; un dipinto a olio che riproduce l’immagine della beata Guarisca Arrigoni acquistato dalla signora omonima Guarisca Arrigoni di Introbio tramite il parroco don Alfredo Comi che riporta l’anno 1973, successivamente affisso in chiesa.

…e poi i rimbrotti del vento, contro le nuvole che si aggrappano al cielo e ne strappano il telo, vengono dalle Grigne per oltrepassare i buchi nei vecchi muri della chiesuola…e fa freddo, mentre fuori un comignolo comincia a fumare…

MARIA FRANCESCA MAGNI

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