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Jacek Soltan nacque a Varsavia, Polonia, nel 1958. Giunse in Italia nel 1973 e negli studi improvvisati del mondo: strade, piazze, sentieri, immortalò follia e genialità: foto libere di essere spazio e tempo in un istante, senza camicie di forza.

Soltan è stato trovato privo di vita nel suo monolocale in Lecco. Frequentava il Centro lecchese per la fragilità mentale a seguito di scossoni comportamentali confluiti in un forte disagio depressivo.

Fu un grande fotografo degli artisti di Hollywood, apprezzato e stimato professionista, si è spento così, nella penombra, senza luce né ombra, solo.

Tutti i suoi compagni di percorso e gli educatori lo hanno ricordato esponendo le sue foto sulle pareti del Centro che lo ha accolto a braccia aperte attribuendogli l’incarico di responsabile della fotografia del giornale Cerchio Aperto.

Soltan è stato uno straordinario poeta della fotografia, ha saputo combinare emozione e conoscenza nella sua arte particolare di socchiudere gli occhi dietro all’obiettivo della macchina fotografica.

Studiò l’architettura, la cui geometria equilibrata appare nella collocazione dei volti, degli oggetti e della natura in uno schizzo d’armonia calato in un disegno meditato.

Dal 1984 Soltan collaborò con importanti riviste italiane e internazionali, case discografiche, agenzie di pubblicità. Allestì sul territorio lariano numerose mostre personali di grande successo. Fu cittadino del mondo: lavorò e visse in diverse capitali europee come Parigi e Amsterdam. Realizzò reportage impegnativi e si perfezionò sui ritratti di personaggi famosi.

Jacek conosceva molte lingue, studiò conservatorio per 5 anni, e considerò la musica come manipolazione del rumore strumentale con la finalità di formulare il suono: un linguaggio positivo carico di sentimento.

La critica sostiene che la sua capacità di fare fotografia abbia riunito le caratteristiche dei pittori espressionisti e impressionisti, elementi apparentemente incompatibili fra loro. Personalmente credo ci sia anche un pizzico di surrealismo, sicuramente in alcune sue fotografie.

Qui sta il bello della sue opere fotografiche: anche l’interpretazione non è agganciata alle cinghie di modelli prefissati.

Soltan non smetteva mai di guardarsi intorno, era incuriosito dalle sfumature di un fard, da un rossetto sbavato, dal sorriso di un bimbo senza denti, dalle rughe di un vecchio… era stupito davanti al miracolo dell’essere umano.

…sono convinta che Jacek ci guarderà sempre. Sarà dietro ai grossi platani sul lungolago, magari davanti alla statua di San Nicola, o in piazza XX Settembre, tra le bancarelle del mercato, alla fiera dell’alborella, sulle lucie, nelle contrade solitarie dei borghi da cartolina del Lario, sulla luna che argenta le Grigne, a cavallo di un raggio di sole che viene dal Resegone…

…e va il ricordo per Jacek Soltan in una foto modesta, ma con dentro tanto cielo e i graffi bianchi delle scie degli aerei…

MARIA FRANCESCA MAGNI

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