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Mostra-lezione sul surrealismo tenuta da Fabio Durante in collaborazione con l’Unitre Valsassina in Villa Migliavacca di Introbio il 30 aprile 2025.
Margno, conosciuto come il paese del Medeghino, Gian Giacomo Medici condottiero al soldo di Carlo V, ricordato dalle nostre parti per le “guerre di Musso” che coinvolsero la Valtellina, il territorio di Lecco, e gran parte di quello di Como contro le Tre Leghe Grigionesi, oggi ospita un avvocato, collezionista e critico d’arte, appassionato di surrealismo: Fabio Durante.

Da Milano a Margno, Fabio Durante in ‘dolce ritiro’ medita, ascolta musica, mette a nudo l’anima degli artisti studiandone l’opera che ha davanti. Nella grande città gli era diventato persino difficile respirare data l’asma di cui soffre. E a Margno ha ritrovato il soffio forte della vita raccontando agli abitanti e ai visitatori le meraviglie della Storia dell’arte. Filantropo, attivo e attento amministratore pubblico, Durante spende tempo e cuore per luccicare il bello, perché ammirare la bellezza significa essere felici.
Il relatore ha in mente di diffondere in Valle il suo entusiasmo per l’arte affinché i bambini e i grandi avvertano l’energia positiva che i quadri trasmettono. Gli artisti sono i primi ad avvertire il rinnovamento, rappresentano la forza espressiva davanti alle emozioni suscitate dai momenti temporali della storia umana.

“Un po’ prima di mezzanotte vicino all’imbarcadero. Se una donna arruffata ti segue non ti preoccupare. E’ l’azzurro. Non hai niente da temere dall’azzurro…La lettera sigillata in tre punti con un pesce. Passava ora nella luce delle periferie. Come l’insegna da domatore…Così la rugiada dalla testa di gatta si dondolava. La notte-e le illusioni si sarebbero perse. Ecco i Padri bianchi che tornano dai vespri. Con l’immensa chiave appesa sopra di loro. Eccoli gli araldi grigi, ed ecco infine la sua lettera. O il suo labbro: il mio cuore è un cucù per Dio…” André Breton, il teorico del surrealismo.

Breton è nato a Parigi il 19 febbraio 1896 e lì è morto il 28 settembre 1966. Amico di Sigmund Freud, ha vissuto la prima e la seconda guerra mondiale. Saggista, poeta, critico d’arte. Fondatore del surrealismo, Breton stimolava gli artisti a manifestare il pensiero libero dal controllo della ragione con la pittura o la scrittura: “Puro automatismo psichico, con cui ci si propone di esprimere – verbalmente, per iscritto o in qualsiasi altro modo – la vera funzione del pensiero, in assenza di controllo esercitato dalla ragione, ed esente da ogni preoccupazione estetica o morale” Il Manifesto del surrealismo scritto da André Breton più di 100 anni fa, nell’ottobre del 1924.

Il movimento surrealista condizionò tutto il campo artistico con l’intento di ‘superare la realtà’, poiché se l’evidenza era quella di una realtà che si esprimeva con i milioni di morti della guerra, scegliere di liberare il sogno per l’artista diventava la prospettiva dell’esistenza.
Chiunque può creare arte, non c’è limite alla pratica creativa per i surrealisti.
Il surrealismo nella pittura si manifesta con tecniche non convenzionali come il collage, il frottage, la decalcomania per allontanarsi dalla razionalità che non permette l’immaginazione. I pittori surrealisti evocano il mondo dei sogni con colori e figure non reali, bizzarre, in una configurazione non logica che permette di esplorare l’inconscio. I quadri surrealisti suscitano spesso perplessità, sorpresa, disorientamento.

Personalmente vedo il surrealismo come una scatola cinese, o una matrioska, più quadri in un quadro, senza contorni in un’unica cornice. Molteplici sono i significati, mille sono i puntini di gioia e di dolore espressi disordinatamente o provenienti ordinatamente da chissà quale angolo della mente…
Orologi molli, una manona che sale dal deserto e nel palmo porta un cervello, un veliero di farfalle, le zampe lunghissime e sottili degli elefanti in fila indiana… il bellissimo volto di Salvador Dalì dove le lacrime sono fiumi, gli zigomi colline, le sopracciglia abeti…

Salvador Dalì è uno degli esponenti più significativi del surrealismo, eccentrico e provocatore, pennellava atmosfere oniriche coi suoi gialli dalle mille sfumature, quasi accecanti, come se uscissero da una mente in preda a una luce esplodente, incontenibile, ingabbiabile, forse delirante.
Frida Kahlo invece dipingeva il dolore e la passione della quotidianità messicana con colori forti, voleva inserire nelle sue tele il dolore fisico e psichico di cui lei, malata di poliomelite con la colonna vertebrale a pezzi a seguito di un incidente, ne soffriva. Rifiutava l’etichetta di pittrice surrealista affibbiatale da Breton, sosteneva di rappresentare una realtà ben precisa, la sua.

Tra le sue opere “Le due Frida” la immortalano come una donna vestita col costume Tehuana affranta, col cuore spezzato, seduta vicino a un’altra donna dal volto spavaldo e vestita yankee.
Fabio Durante, elegante e con gentilezza suadente, al folto pubblico presente alla mostra-lezione ha regalato la visita dell’esposizione di 14 opere di pittori surrealisti appartenenti alla sua collezione privata.
Tra le volte romantiche di mattoni rossi di Villa Migliavacca sono stati appesi i capolavori di
Salvador Dalì: Place des vosges, realizzato con punta secca; La rosa camuna, in cui si ammira un cuore che batte innamorato tra una ragnatela, un guardiano, un angelo e una rosa, uno dei pochi quadri di Dalì con tanti colorì, forse per rappresentare il sentimento enorme per eccellenza, l’amore; Orologi molli, figure quasi liquefatte da cui nasce un giglio… spiegano che il tempo non esiste, si piega di fronte alle vibrazioni che avvertiamo ogni volta in modo diverso, mai uguale.
Mirò: Affche per la Mistro, una macchia, un occhio che ti guarda e pare ti interroghi.
Man Ray: Uccello surrealista, dita grosse come penne, grigie, in volo, di inquietante immaginazione.
Sebastian Matta: Presa del palazzo d’Inverno, prevalgono tante piccole pennellate rosse e nere in una piazza con tanta gente per rappresentare la Rivoluzione d’Ottobre.
Hans Bell Mer: Le jeux de la poupe’e, figure di donne nude intrecciate come se fossero una ghirlanda di fiori spiccano in mezzo al quadro in linea verticale.

Andrè Masson: Aurore, dipinto col celestino e il rosato il mare coi pesci nel pensiero dell’artista.
Max Ernest: La macchina del tempo, un groviglio di numeri in una matassa giallina, da lontano sembra una molecola d’acqua caramellata.
Hans Richter: Su una gamba, un bastone corpulento avanza da destra verso sinistra e viceversa, traspare l’ansia del movimento.
Marc Chagall: Le fables de la Fontaine, sarà perché è un pittore che mi piace, ma è un quadro stupendo, in bianco e nero la coda del pavone è un mantello reale e lo sguardo dell’animale all’indietro è toccante, umile e disincantato…

Più tre opere surrealiste non firmate, una raffigura un nudo delicato di donna realizzato con una fotografia impressa sulla carta e la pittura di contorno.
Tutti si sono complimentati con Fabio Durante per la disponibilità e per la grazia del racconto.

MARIA FRANCESCA MAGNI

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