La Festa de Lavoro del Primo maggio in Italia fu istituita nel 1946. Trova le sue radici durante la rivoluzione industriale negli USA per i diritti degli operai che lavoravano nelle fabbriche. Le manifestazioni americane in nome della dignità dei lavoratori, prima di tutto uomini alla pari di chi amministra il capitale umano, fu guidata dall’Associazione dell’Ordine dei Cavalieri del Lavoro americano i: Knights of Labor.
Nei primi giorni di settembre del 1864 a Londra nacque la ‘Prima Internazionale’, cioè l’Associazione internazionale dei lavoratori. Nel 1866 in Illinois fu approvata la prima legge che stabiliva le 8 ore lavorative giornaliere e il 1° maggio 1867 scesero in piazza a Chicago 10mila persone per condividere il diritto al lavoro, il dovere del lavoratore di svolgere la sua mansione secondo regola, una giusta retribuzione e sicuri ambienti lavorativi, condizioni di rispetto per le persone subordinate da non collocare all’ultimo posto nella scala lavorativa perché senza il loro lavoro la produzione non ci sarebbe, e così i profitti e così gli investimenti e così il progresso e così la ricchezza per pochi, e forse anche una vita migliore per tutti.
I capitalisti inglesi, lungimiranti, già durante la Prima Rivoluzione Industriale si domandarono: se i lavoratori delle fabbriche non hanno di che vivere in modo adeguato si ammalano, non riescono a lavorare, senza mezzi non hanno sogni e, vivendo in catapecchie coi loro figli sporchi e trascurati, alimentano il conflitto sociale e diventano manovalanza per i criminali…e poi: noi che fine facciamo? Non abbiamo nessuna intenzione di rimboccarci le maniche e andare nell’unto e nel buio delle nostre fabbriche a sostituire i nostri operai. Quindi è sicuramente saggio decidere di concedere garanzie, tutele, paghe decorose ai nostri lavoratori perché essi sono utili per mantenere il nostro status quo, preziosi e indispensabili per il funzionamento del sistema sociale e per aumentare la ricchezza nazionale.
Sulla scia di questi pensieri nacque lo Stato Sociale, il famoso Welfare State, che previde anche la pensione per i lavoratori anziani con lo scopo di evitare file di mendicanti vecchi e dementi sulle strade…Il Welfare moderno inglese prese l’avvio con il Rapporto Beveridge del 1942 che propose un sistema di sicurezza sociale universale. Questo modello di Stato assume la responsabilità del benessere sociale attraverso la cura dei propri cittadini partendo dal dato certo che se le basi non ci sono o non si salvaguardano l’impalcatura del castello crolla.
I primi tentativi di Welfare in Italia vennero normati nel XIX secolo con la monarchia, e nella dittatura fascista si legiferò in materia previdenziale per dare ossigeno alle famiglie numerose e patriarcali in cui i giovani membri erano senza lavoro e privi di mezzi di sussistenza, soprattutto nelle campagne e nelle periferie. Di contro ci fu un indebitamento pubblico inimmaginabile dovuto al fatto che elargire le pensioni a un’intera generazione di anziani senza nessun versamento di contributi, in assenza di un sistema tributario specifico e di un piano economico-industriale, portò a lungo andare a una situazione insostenibile per le casse dello Stato e generò miseria e rabbia nella popolazione che non vedeva prospettive al di là della guerra. Le donne donavano i loro ori per contribuire a sostenere le cause del regime. In quel periodo furono milioni gli italiani che emigrarono nel Nord Europa e nelle Americhe in cerca di fortuna.
Solo con la nascita della Repubblica nel 1946 lo Stato sociale si sviluppò appieno e prese forma.
Un cenno significativo merita l’intervento nel 1700 del re Carlo di Borbone dei regni di Sicilia e di Napoli in favore dei suoi dipendenti della seteria denominata Real Colonia di San Leucio a Caserta, con l’offerta di un’abitazione dignitosa agli stessi lavoratori e istruzione gratuita per i loro figli.
Architetture legali, leggi e mezze leggi, nel corso degli anni hanno dato valore al lavoro e ai lavoratori per poter vivere con decoro e dare un futuro ai propri figli.
I Sindacati dei Lavoratori, ma anche Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, seduti attorno a un tavolo hanno messo nero su bianco in 80 anni una delle legislazioni, quella italiana, più all’avanguardia per la tutela dei diritti delle persone oneste che lavorano.
Tuttavia, è proprio di questi giorni la notizia della panettiera laureata in chimica nonché mamma, che avendo esposto il seguente cartello: “25 aprile buono come il pane, bello come l’antifascismo”, sulla vetrata del suo laboratorio ha ricevuto la visita della Polizia di Stato. Cosa c’era in questo cartello di così ignobile e sovversivo? Il 25 aprile non è la festa di tutti gli italiani che hanno lottato contro il fascismo?
Che fine hanno fatto coloro che hanno esposto il cartello: ‘assalto ai forni’, in risposta alla panettiera?
Secondo i recenti dati ISTAT, la maggior parte dei lavoratori percepisce paghe basse sulla soglia della povertà, e di conseguenza ai vecchi, dopo una vita di studio e lavoro, vengono riconosciute pensioni irrisorie. Eppure i pochi ricchi in Italia e nel mondo sono diventati ancora più ricchi: i 4 quinti delle risorse della terra appartiene a loro , il restante quinto è destinato a tutti gli altri, lavoratori compresi. Per quanto tempo sarà possibile sostenere questa situazione?
Un riferimento alla foto considerata ‘storica’ che ha immortalato Ucraina e USA sulla pietra di San Pietro in Vaticano a fianco della salma di Papa Francesco, poco prima del suo funerale.
Era proprio il caso? E poi leggere sui giornali l’affermazione di Trump: “il più bell’ ufficio del mondo”.
E’ questo il modo di trattare la pace o di contrattare le terre rare a vantaggio del proprio Paese e dei propri lavoratori, come il carpentiere americano che ha lodato la politica del suo Presidente?
MARIA FRANCESCA MAGNI