The Lancet uno dei piu’ importanti giornali scientifici del mondo, ha pubblicato di recente uno studio, nel quale si afferma che i morti a Gaza sono molti di piu’ di quelli dichiarati nelle stime ufficiali: il 40% in piu’ che corrisponderebbe al 5% della popolazione di Gaza, attorno circa ai 105.000 morti.
Altre 500.000 persone potrebbero morire di fame, causa il blocco imposto da Israele che si protrae da oltre due mesi.
Lasciare morire di bombe e di fame una popolazione di oltre due milioni di persone, significa che il genere umano e’ “regredito all’ultimo stadio”; se non si riesce a fermare un genocidio cosi’ evidente, bisogna riflettere e mettere subito in pratica quanto detto da Greta Thunberg; ‘esigere che questa violenza senza scuse si fermi e’ una questione umanitaria, fondamentale e invitiamo chiunque puo’ a farlo. Il silenzio e’ complicita’, non si puo ‘essere neutrali quando e’ in corso un genocidio”.
Le societa’ occidentali governate da “candidati disponibili presi per caso” che dirigono e finanziano l’ imperialismo e il colonialismo nel mondo, non riusciranno a portare a termine il progetto di togliere il popolo palestinese dalla propria terra.
Le parole del dott. Ezzideen medico palestinese a Gaza, ci danno conforto perché ‘ rimarcano la forza di questa bellissima umanita:
“Sento le mie lacrime salire, calde e implacabili, scorrere sul mio viso come fiumi che esondano. Non sono solo mie le lacrime, appartengono a ogni grido rimasto inascoltato, a ogni vita strappata troppo presto, a ogni casa ridotta in macerie. Portano un dolore cosi’profondo che sembra possa spaccarmi in due. Ma in mezzo al dolore sento qualcosa di vergognoso, qualcosa di pericoloso: la gioia. Non per la guerra, non per la perdita, ma per la loro pura volonta’ di vivere. Come possono ridere a bassa voce? Come possono i bambini giocare tra le macerie?
Questa guerra ha portato via tutto da loro, eppure non puo’ portare via questo: la loro capacita’ di creare una vita dove non dovrebbe esistere.
Questa umanita’ spezzata e’ bellissima, risorgeranno di nuovo. Non perche’il mondo sia giusto, perche’si rifiutano di accettare che rimanga ingiusto”
Il mondo deve seguire l’esempio degli ebrei ortodossi anti-sionisti, i Neturei Karta, Guardiani di Gerusalemme nel significato di “Guardiani della fede”, risiedono a Mea
Sherim e nelle sue vicinanze, su terreni comprati da proprietari arabi, non confiscati contro la volonta’ dei proprietari.
In una dichiarazione di solidarieta’ degli ebrei di Neturei Karta con il popolo palestinese in occasione di una commemorazione della Nakba cosi’ si esprimeva Rabbi Yisroel Dovid Weiss:
” Noi vogliamo vivere nella terra della Palestina come ebrei anti-sionisti, risiedere qui come cittadini palestinesi leali e pacifici, cosi’ come i nostri avi che avevano vissuto in Palestina per secoli prima della tragica usurpazione di questo paese. Invochiamo il Creatore che l’odierna commemorazione della Nakba possa essere l’ultima, e che possa finire presto l’attuale stato di occupazione, sicche’ebrei e palestinesi possano vivere felici, in armonia e in pace, in una Terra santa interamente sotto sovranita’ Palestinese”
Il Gran Rabbino Joel Teitelhaum di Satmar per il giorno dell’indipendenza di Israele: diceva:
“Non dobbiamo minimizzare la gravita’ del peccato commesso da chi gioisce e festeggia in occasione di quella giornata terribile di blasfemia che chiamano “Yom Atsmaut” (giorno dell’indipendenza di Israele). Il giorno nel quale i membri della congiura contro il Signore e il suo Messia, stabilirono il loro ateo regno sul popolo ebraico, estirparpando la Torah e la fede. Da quel momento ebbe inizio il martirio di migliaia di ebrei. Questo comportamento e’ peggiore dell’idiolatria, perche’ non si tratta solo di accettare, ma addirittura di festeggiare e di gioire per la terribile ribellione contro il Signore e la sua santa Torah”.
I giorni scorsi i Neturei Karta nel loro splendido quartiere Mea Sherim a Gerusalemme tappezzato di bandiere della Palestina, hanno manifestato pacificamente in opposizione alla ricorrenza dei 77 anni dall’ indipendenza dello stato di Israele, “maledettamente” avvenuta il 14 maggio 1948.
La polizia li ha attaccati, ma i loro cartelli parlano chiaro: “Zionism main cause of anti-semitism” (Il sionismo e’ ‘ la causa principale dell’anti-semitismo); “we mourn the 77 years existence of state of Isreel (piangiamo i 77 anni di esistenza dello stato di Israele); “Torah demands all Palestine returned to palestinian sovereignty” (la Torah esige che tutta la Palestina ritorni alla sovranita’ palestinese).
La poesia di Hend Joudah (1983), nata nel campo profughi di Bureij a Gaza, mette a nudo la societa’ capital-imperialista, che deve vergognarsi per quanto ha lasciato fare, e continua a lasciare fare allo stato sionista in Palestina.
Cosa significa essere poeta in tempo di guerra? / Significa chiedere scusa,/
chiedere continuamente scusa, agli alberi bruciati /agli uccelli senza nidi, alle case schiacciate/ alle lunghe crepe, sul fianco delle strade/ ai bambini pallidi, prima e dopo la morte/ e al volto di ogni madre triste, / o uccisa!
Cosa significa essere al sicuro in tempo di guerra?/ Significa vergognarsi,/ del tuo sorriso,/ del tuo calore,/ dei tuoi vestiti puliti,/ delle tue ore di noia,/ del tuo sbadiglio,/ della tua tazza di caffe’,/ del tuo sonno tranquillo,/ dei tuoi cari ancora vivi,/della tua sazieta’,/ dell’acqua disponibile,/ dell’acqua pulita,/ della.possibilita’ di fare una doccia,/ e del caso che ti ha lasciato ancora in vita!/
Mio Dio,/ non voglio essere poeta in tempo di guerra./
Allegate seguenti immagini fotografiche:
Manifesto: In the name of love and justice Ceasefire now.
Design by Doublewhy _y
Disegno di Jody Abu Harb, 12 anni di Gaza.
Esposto alla mostra Heart of Gaza, Milano.
Bandiera della Palestina, Murales, Milano.
Disegno a colori dii madre palestinese che stringe fra le braccia i suoi bambini.
A cura di Artivists for Palestine.
Giancarlo Valera

