Mette subito i “puntini sulle i” Carlotta Giromini, simpatica ricercatrice presso l’Università degli Studi di MIlano, a proposito della definizione di “carne coltivata” – non “artificiale”, perchè di artificiale, cosa che ricorda la plastica, non c’è nulla “- in un incontro tenutosi sull’argomento all’Università delle Tre Età Valsassina mercoledi pomeriggio, accompagnata dalla prof.sa Chiara de Lorenzo.
Ma come si produce la “carne coltivata” ? “Tutto nasce da una biopsia effettuata su un animale vivo: può essere una mucca, un vitello, ma anche un pesce. Si estraggono delle cellule, e si mettono “in coltivazione”, in modo che si possano sviluppare e riprodurre”.
Si può definire “carne” in quanto deriva da cellule animali muscolari ed è geneticamente e strutturalmente simile alla carne convenzionale.
Anche se IN ITALIA, non è legalmente consentito chiamarla “carne” e il Parlamento italiano, sotto pressione degli allevatori e della Coldiretti nel 2024 ha approvato una legge che vieta la produzione e la commercializzazione di carne coltivata in Italia e impedisce l’uso di nomi associati a prodotti di origine animale (come “carne”) per alimenti ottenuti da coltura cellulare.
In Europa invece qualcosa si sta muovendo: la carne coltivata rientrerà nei “novel food” secondo il Regolamento (UE).
In Francia una società ha chiesto i diritti per la produzione di “Fois Gras” (risparmiando cos’ la vita di moltissime oche) dalla carne coltivata. In Olanda, l’unico Stato europeo dove per il momento si può assaggiare la carne (oltre a Singapore, dove presso qualche ristorante va a ruba) ci si può prenotare per mangiarla. L’altro Stato dove invece è legale è Israele.
Ma è chiaro che il futuro è lì: “Tutto nasce nel 2013 – ricorda Girolomini – quando il prof. Mark Post ha presentato il primo “hamburger cellulare”.
Nel 2016 nasce the Good Food Institute, nel 2020 Singapore Food Agency autorizza la vendita di crocchette di pollo a base di cellule coltivate da parte di Good Meat (eat just), nel 2023 il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) autorizza la vendita di prodotti a base di pollo coltivato (Good Meat e Upside Foods)e nello stesso anno vi è l’approvazione alla commercializzazione di cultured pet food per una start-up della Repubblica ceca.
Come si vede quindi l’evoluzione è molto recente: in Italia siamo ancora in una fase abbastanza artigianale: le cellule vengono inserite in un contenitore creato con una stampante a tre dimensioni, e poi fatte maturare lentamente.
“Il rischio però è che succeda come con l’OGM: negarlo in Italia vuol dire estraniarsi dai processi produttivi, che all’estero invece vanno avanti, e trovarsi di fronte a una situazione, decisa da altri, davanti a cui si è impreparati”.
Nonostante tutto però la ricerca va avanti, e “stranamente” riceve anche qualche finanziamento in Italia.
IL futuro non si può fermare: soprattutto, come ha ricordato il sottoscritto nella sua introduzione, quando è in gioco l’alimentazione di miliardi di essere umani, e quando è chiaro a tutti che gli attuali sistemi di allevamento sono molto costosi dal punto di vista ambientale : grande uso di acqua, grande produzione di anidride carbonica, e grandi sprechi di carne invenduta destinata a essere inutilizzata ( e quindi inutile macellazione ogni giorno di milioni di animali).
Molte le domande dei non numerosi soci intervenuti a quella che è l’ultima conferenza della Unitre per quest’anno accademico 2024/25, non entriamo qui nelle spiegazioni scientifiche fornite dalla ricercatrice.
Ricordiamo però che l’Unitre non va del tutto in vacanza: quest’estate sono previste diverse visite in particolare ai Musei del territorio, Premana, Esino, Bellano e Dongo.
Enrico Baroncelli






Gradevolissimo incontro oggi sul tema della cosiddetta “carne artificiale”.
E’ molto positivo quanto relazionato dalla Ricercatrice Carlotta Gironimi circa le attività di
ricerca in Italia e all’Estero.
In base ai risultati di queste ricerche è ipotizzabile che questo nuovo prodotto alimentare
affiancherà validamente quelli tradizionali contribuendo pertanto al soddisfacimento crescente
dei bisogni dell’umanità (10.000.000.000 di doppi pasti al giorno !)
Riferendoci ai numeri, = minimo 500 grammi x 10.000.000.000 abitanti = 5.000.000.000 di kilogrammi
pari a 5.000.000 di metricubi dei quali la carne naturale oggi occupa circa il 10%.
Se per ipotesi si programmasse un contributo del 50% , occorrerebbe produrre 250.000.000 kilogrammi
di questa nuova carne, per produrre i quali occorrerebbe consumare circa lo stesso peso di “materie prime”
Da ciò la domanda: sono disponibili ? In che modo ? A quali costi non solo finanziari ?
Scusandomi per i numeri molto approssimativi e per il linguaggio meno che elementare confesso
che la ragione di questo mio pasticciato intervento è quella di provocare una chiacchierata sul tema.
Grazie
Enzo Patuzzi