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In realtà l’ultimo successo, dal punto di vista storico, di “regime change” stimolato dalle bombe americane, fu proprio l’Italia del 1943. IL 19 Luglio 1943, pochi giorni prima della Riunione del Gran Consiglio Fascista, il 25 Luglio , Roma fu bombardata pesantemente per la prima volta dagli Anglo americani, con un terribile bombardamento che provocò centinaia di morti, e che si aggiungeva a quelli che sarebbero diventati “di routine” su Milano, Torino, Genova e il “triangolo industriale”.

Fu probabilmente anche per la depressione causatagli da questo evento (il Duce aveva cercato di dare un sostegno morale alla popolazione, recandosi nei quartieri colpiti, ma venne accolto per la prima volta da una selva di fischi e di insulti, che lo costrinsero a tornare velocemente a Palazzo Venezia) che Mussolini fu così stranamente apatico e mentalmente assente (come lo hanno descritto molti testimoni) la sera del 25 Luglio, quando il suo Governo venne finalmente rovesciato dall’Ordine del Giorno Grandi (un colpo di Stato in realtà ampiamente previsto) con il consenso del Re Vittorio Emanuele III.

Colui che per vent’anni aveva parlato di “ristabilire l’Impero di Roma” (“Roma rivendica l’Impero” diceva una nota canzone dell’epoca) si trovava invece con gli Americani in Sicilia e la capitale bombardata senza speranza.
Le conseguenze però non furono immediate: ci vollero altri due anni di “Guerra civile” (o “Resistenza” come vogliamo chiamarla) per creare un nuovo Stato democratico nato sulle ceneri del vecchio Stato monarchico.

Non parliamo poi degli altri tentativi di “regime change” a suon di bombe: la Libia di Gheddafi. La defenestrazione e l’uccisione del Colonnello hanno spalancato e porte a una guerra civile e tribale tuttora ampiamente in corso, e di cui non si vede affatto la conclusione, che ha spaccato l’ex colonia italiana in tante giurisdizioni tribali governate col kalashnikov, sotto l’egida di un islamismo estremista .

Non molto meglio è andata alla Siria (questa volta però almeno le bombe erano russe !) dove il regime di Assad è crollato ma non si sa se i nuovi talebani porteranno la democrazia o la legge dell’Islam (e intanto Israele si è presa le alture del Golan e larghe fette di territori ex siriani !)

L’Iraq che era di Saddam Hussein è ancora oggi un territorio decisamente insicuro, dove la lotta perenne tra Sciti e Sunniti oggi vede forse un po’ meno attentati terroristici (almeno non ne sentiamo parlare più sui giornali) ma di certo siamo ancora molto lontani da una democrazia sicura e stabile, che lasci spazio ai diritti delle donne.

In ultimo, ma non per ultimo, l’Afghanistan, dove dopo vent’anni di spese militari pazzesche del governo americano (che oggi si lamenta della Nato e dell’Europa) e un sostegno totale a un governo democratico di Kabul che non è mai decollato, l’unica cosa che è decollata sono gli aerei americani alle cui ruote erano disperatamente attaccati dei poveri afghani nell’agosto di tre anni fa .

Insomma, diciamoci la verità, un disastro totale: gli Stati Uniti in politica estera non ne hanno azzeccata una (e non parliamo del Vietnam o della Corea, per carità di patria !).
Si dirà: quali sono le alternative ? Andare avanti con le sanzioni economiche, che però non sembrano avere una grande incisività né in Russia (sanzionata dal 2014) né in Iran (sanzionato da più di vent’anni) né in altri paesi ?
Nessuno naturalmente ha la soluzione magica: le sanzioni sono senz’altro uno strumento utile, forse non l’unico, e moralmente adeguato.
Le bombe calate dal cielo, sulla popolazione inerme, forse mica tanto !

ENRICO BARONCELLI

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