La Magistratura, da Bocca della Legge a Bocca del Governo?
Il brocardo ‘bocca della legge’ riferito alla Magistratura risale al principio sancito dall’Illuminismo della separazione dei poteri. L’Assemblea Nazionale, subito dopo la rivoluzione francese del 1789, contraria all’Ancien régime che era basato sull’autorità del re e dei giudici compiacenti da lui nominati, emanò il 16 agosto 1790 un decreto con il quale si stabilì che i magistrati dovessero applicare le leggi del potere legislativo e quindi dell’Assemblea che all’epoca rappresentava il Parlamento, onde evitare interpretazioni tiranniche e ingiuste, considerando il Parlamento una garanzia contro l’autoritarismo.
“Ils (i giudici) ne pourront point faire de règlemens, mais ils s’adresseront au corps législatif toutes les fois qu’ils croiront nécessaire, soit d’interpréter une loi, soit d’en faire une nouvelle” art. 21.
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nei secoli successivi gli Stati di diritto si sono evoluti con le Carte costituzionali che hanno stabilito i 3 poteri dello Stato: Legislativo, Esecutivo, Giudiziario con i corrispettivi organi titolari: Parlamento, Governo, Magistratura. Controlli e bilanciamenti costituzionali sui poteri dello Stato, almeno oggi, non permettono l’instaurarsi di una nuova dittatura.
Nelle democrazie liberali, continuamente traballanti tra l’idea di autoritarismo che non si ferma agli stop di pensieri diversi, ma che piace a tanta gente, e l’idea partecipativa di ascolto comunitario, difficile da praticare e da capire, sempre in salita…si fa strada la preoccupazione dei politici di un’invasione di campo dei magistrati nelle stanze della politica. Ma i giudici sono legittimati dalla Costituzione nella ricerca della verità e sono soggetti soltanto alla legge, non fanno politica quando indagano ed esempio sui presunti illeciti delle costruzioni milanesi o altro…hanno il dovere di far luce sulle questioni e determinare le eventuali responsabilità, non si può delegittimare i magistrati minacciando leggi o sanzioni per fermare la loro azione peraltro in conformità della legge. Più i problemi giudiziari sono complessi e toccano le alte sfere e più è difficile per il giudice applicare la legge e accertare i fatti. Perchè?
Bisognerebbe studiare i processi nella Res Publica romana per accorgersi che chi amministra il patrimonio di tutti e decide per tutti è sempre nel mirino di chi ha il dovere di verificare la correttezza dei metodi e dei risultati perseguiti. Se non ci fossero stati i magistrati a combattere le mafie e i poteri criminali forti presenti sul territorio dello Stato, la Res Publica italiana nata nel 1946 non ci sarebbe più e, forse, saremmo per davvero la repubblica delle mandorle come qualcuno ci ha definito beffardamente. Sorge spontanea la domanda nel ricordo della strage di Via Amelio: chi ha dato mandato di uccidere il magistrato Paolo Borsellino in aggiunta alla responsabilità mafiosa? Per quale movente?
La Magistratura è indipendente dal potere esecutivo e legislativo al fine di salvaguardare la rettitudine del giudizio giurisprudenziale. Il Consiglio Superiore della Magistratura, presieduto dal Presidente della Repubblica, è l’organo di autogoverno della Magistratura, venne istituito per tutelare l’indipendenza e l’autonomia dei giudici e dei pubblici ministeri nell’esercizio della funzione pubblica più delicata dello Stato: giudicare gli atti e i fatti in nome della giustizia, stabilire colpe e sanzioni o decretare l’innocenza delle persone.
Nell’800 e nei primi decenni del 1900 la percezione popolare era la certezza nell’applicazione della legge da parte dei magistrati in quanto l’autoritarismo del re prima e del dittatore poi pesava in modo rilevante sui cittadini in tutte le forme sociali, era il modus operandi del sistema: il potere indiscriminato del pater familias sulla moglie e sui figli, dei maestri nei confronti degli studenti, dei ‘padroni’ (non imprenditori) delle officine che ignoravano completamente le voci degli operai. In pratica l’autoritarismo preveniva, e così risolveva ancor prima di nascere, il conflitto in maniera informale impedendo il ricorso al giudice. Il giudice era marginalizzato a mandare in prigione il ladro delle olive. Le persone non rivendicavano diritti e verità, erano pochi i disubbidienti che venivano puniti dai vassalli e valvassori dell’autoritarismo posti a capo delle micro istituzioni sociali, senza disturbare la cima del potere.
La dipendenza sostanziale delle Procure dal Ministro della Giustizia e dei Giudici da ‘superiori gerarchici’ crea il modello di magistrato definito “Bocca del Governo”.
E’ questa la nuova visione della Magistratura?
Art. 101 Cost.: “La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge”.
Art. 102 Cost.: “La funzione giurisdizionale è esercitata da magistrati ordinari istituiti e regolati dalle norme sull’ordinamento giudiziario…”.
Art. 104 Cost.: “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”. Qui sta il punto: eliminare le parole ‘altro potere’?
Art. 105 Cost.: “Spettano al Consiglio Superiore della Magistratura…le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati” Altro punto cruciale: eliminare il CSM?
Art. 107 Cost.: “I magistrati sono inamovibili. Non possono essere dispensati o sospesi dal servizio…se non in seguito a decisione del CSM…Il Ministro della Giustizia ha la facoltà di promuovere l’azione disciplinare…” Di conseguenza si vuole eliminare la decisione del CSM?
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Può essere interessante approfondire il Titolo IV della Costituzione italiana entrata in vigore il 1° gennaio 1948: la Magistratura, dall’art. 101 all’art. 113 Cost., sezione I e sezione II, collegando la lettura ai principi fondamentali dell’ordinamento italiano dall’art. 1 all’art. 54 Cost.
MARIA FRANCESCA MAGNI