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Pochi decenni prima che Louis Pasteur scoprisse il ruolo dei batteri e dei microorganismi nella diffusione delle malattie mortali, come appunto la peste, nel 1836 gli Introbiesi si votarono alla Madonna della Neve di Val Biandino, nella convinzione religiosa che li avesse preservati dall’epidemia di Colera.

Era una nuova manifestazione di fede, che naturalmente andava al di là della Scienza, e che si rifaceva a una Teologia tradizionalista.

Nel 1576, quando una epidemia di peste imperversò su Milano, l’allora Arcivescovo San Carlo Borromeo aveva detto parole chiare: “La peste è la punizione divina per i peccati commessi dai Milanesi.

Troppi uomini che invece di santificare le Feste andando a Messa frequentavano le “Hostarie”, abbruttendosi con il vino, sperperando i soldi delle loro famiglie al gioco, e “crapulando” con le prostitute che frequentavano quelle stesse osterie.

Troppe donne anche che non seguivano i costumi morali, abbellendosi con inutili profumi e ornamenti, invece di dedicarsi interamente alle loro famiglie e ai figli.

San Carlo arrivò ad organizzare una solenne processione a Milano, per pregare la Madonna e tutti i Santi, processione che mischiando persone sane con persone già malate diffuse in modo irreparabile il contagio.

Della stessa opinione era anche il Parroco di Primaluna Antonio Torri (interessantissima la raccolta delle sue prediche di cui abbiamo più volte parlato ) nella seconda metà dell’Ottocento, anche lui convinto che pestilenze, carestie, siccità e tutto ciò che portava disgrazie nel paese, fossero gli effetti della collera di Dio verso chi non seguiva gli insegnamenti del Vangelo.

Bisognerebbe però ricordare che agli inizi dell’Ottocento la Chiesa arrivava da un periodo a dir poco molto difficile: ricordiamo alla fine del Settecento le Riforme di un sovrano illuminista come l’Imperatore d’Austria Giuseppe II d’Asburgo, che aveva fatto chiudere definitivamente molti Monasteri (tra cui quello del Cantello in Valsassina e soprattutto quello antichissimo e già potentissimo di San Pietro di Civate) vendute le proprietà ecclesiastiche a privati, obbligato i Monaci a fare i Maestri, abolita la Compagnia dei Gesuiti e altro ancora.

La ventata napoleonica aveva fatto ancora peggio: Napoleone derivava da quei Giacobini che volevano addirittura “scristianizzare” la Francia, inventandosi un nuovo Calendario rivoluzionario (Termidoro, Messidoro ecc.) che al posto dei nomi dei Santi aveva messo ogni giorno quelli dei martiri della Rivoluzione Francese.

Perciò trattò la Chiesa con estrema irriverenza (fece persino imprigionare il Papa), pur riconoscendo il ruolo della Chiesa nella conservazione dello stato sociale: ” Se non ci fosse la Chiesa – disse una volta – i contadini si ribellerebbero ai loro padroni e nessuno lavorerebbe più al servizio di qualcun altro”.

Probabilmente Napoleone, che oltre a essere un grande Generale aveva letto parecchi libri di Storia (e le due cose sono collegate) era rimasto impressionato dalla Rivolta dei Contadini capeggiata dal pastore protestante Thomas Muntzer , avvenuta in Germania nel maggio del 1525.

Questa “ribellione” fu davvero impressionante, e il ragionamento dei contadini, che presero i loro forconi per trapassare i loro padroni nobili e tanti preti cattolici (per Friedrich Engels fu la prima rivoluzione Socialista della Storia) era molto semplice:” Se Lutero si è ribellato al Papa, anche noi possiamo ribellarci alla tirannia dei nostri Signori”.

Martin Lutero però sconfessò quella rivolta, nel giustificato timore che i Principi tedeschi gli togliessero ogni protezione dal Vaticano, e gli facessero fare la dolorosa fine del povero Giordano Bruno.
La rivolta dei contadini fu quindi soffocata nel sangue: più di 100.000 contadini vennero massacrati, le Chiese tedesche erano piene di sangue e di cadaveri, ma alla fine l’ordine venne restaurato.

La “Restaurazione” era anche la caratteristica della società del primo Ottocento: dopo i duri colpi, e dopo aver perso gran parte del suo patrimonio immobiliare, mentre rischiava di perdere anche quello temporale (Carbonari e cospiratori per l’Unità d’Italia erano contrarissimi al potere della Chiesa e fortemente anticlericali, come per esempio Tranquillo Baruffaldi di Barzio, che partecipò alla Spedizione dei Mille) la Chiesa doveva restaurare quantomeno la sua autorità morale.

Processioni e testimonianze di fede popolare erano quindi una ottima soluzione, mentre però movimenti “modernisti” (tra cui quello a cui aveva partecipato Antonio Fogazzaro, lo scrittore di “Piccolo Mondo Antico”) percorrevano anch’essi le vie della Chiesa, che a un certo punto dovette dare qualche segnale di novità con la enciclica “Rerum Novarum” di Papa Leone XIII nel 1891.

Ancora oggi la Chiesa è davanti a due vie: o percorrere la via del rinnovamento rispetto alla società civile, iniziata dal grandissimo Papa Francesco – ha riconosciuto per esempio il ruolo dei Divorziati e la possibilità di dar loro la Comunione, delle Unioni Civili, del sesso prematrimoniale, la funzione religiosa anche per i Suicidi e per chi decida di farsi “cremare” post mortem – oppure rimanere sulla via della tradizione, anche se nelle città di oggi ormai solo il 20% dei battezzati va a Messa.

Questa è la scelta che ha davanti Papa Prevost (che però per fortuna sembra voler seguire le orme di Francesco).
Da queste scelte dipenderà il futuro della Chiesa, e di buona parte della società civile in Italia.

ENRICO BARONCELLI

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