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Slogan fascisti, ottimo strumento per mantenere il potere anche nelle nostre Valli

Dal 1922 al 1943, la propaganda fascista irruppe non solo sui muri cittadini di grossi e brutti edifici quadrati di cemento, ma anche nelle campagne sui muri screpolati dal troppo sole o dalla troppa tempesta delle cascine e delle stalle.

La dottrina del fascismo fu scritta da Benito Mussolini con Giovanni Gentile e prevedeva: il culto del Duce che portò il consenso del popolino verso il regime che andava instaurandosi, lo slogan più diffuso era “il Duce ha sempre ragione”. La pubblicità era continua, sui giornali e per radio, nell’esaltare la persona del Duce; il colonialismo, cioè l’espansionismo militare presentato al popolo come una necessità per la Nazione, in questo modo migliaia di disoccupati e contadini senza terra potevano essere inviati in Etiopia, perché considerati eccedenti al sistema e quindi inutili, mentre nelle colonie potevano essere utilizzati come presidio territoriale, un po’ quello che sta accadendo oggi in Gisgiordania; gli slogan fascisti incitavano l’incremento delle nascite, deridendo gli uomini senza figli e giudicando le donne sterili, o non accompagnate da un bambino, come donne da ‘moulin rouge’; il mito della civilizzazione degli africani, descritti come cannibali e schiavisti, portò a una guerra finanziata dalla campagna ‘Oro alla Patria’ che riguardava la donazione di ninnoli d’oro da parte degli italiani, di qualsiasi status sociale: questo fu il punto di maggior successo dello stratagemma propagandistico, per avere in cambio anelli di acciaio con la scritta ‘Oro alla Patria’; poi gli slogan sull’economia, con annunci senzazionalistici del tutto bene, che l’Italia era autosufficiente, che c’era petrolio in abbondanza e cibo a sufficienza…peccato non rilevare che nel nostro territorio, come altrove, ci si gonfiava la pancia con le castagne, i bambini venivano svezzati col pancotto perché le madri non avevano latte.

In un cimitero qualunque si possono contare le morti infantili in famiglie numerose che mangiavano solo patate. L’alternativa era andava via, nelle Americhe o nel nord Europa. I cittadini del Sud d’Italia si spostarono al Nord d’Italia nelle vicinanze di grandi fabbriche come la FIAT che, siglando accordi con onerosi finanziamenti da parte dello Stato, favorirono il monopolio automobilistico italiano e impedirono l’ingresso nel mercato a imprese estere concorrenziali. Poi sappiamo come è andata a finire … Oppure, in queste zone, si diventava ‘spalloni’ tra il lago, i monti, e la Svizzera, morendo in seguito di tubercolosi a Sondalo…
C’è un’immagine storica di propaganda con la scritta francese: les méfaits du bolchevisme en 1919; les bienfaits du fascisme en 1923, che mette in risalto l’agire buono del fascismo e il disfattismo del comunismo. Tutto ciò che non era fascista era da annientare con una campagna martellante figurativa o oratoria attraverso i media o direttamente dal palazzo del potere. Ogni idea doveva tessere le lodi al fascismo altrimenti la prospettiva era la galera. Inoltre le culture straniere erano bandite, compresa, allora, anche quella americana…

Data l’alta percentuale di analfabetismo in Italia, per captare l’attenzione e il favore del popolo ignorante, la genialità del fascismo seppe comunicare con i motti mussoliniani contraddistinti da un’elementare struttura linguistica scritti a caratteri enormi neri o rossi sui muri grezzi o lisciati, generalmente dopo una mano di biacca delimitata in un rettangolo sulla facciata.
“Credere, obbedire, combattere”
“Dio, Patria, Famiglia”
“Ordine, disciplina e gerarchia”
“O con noi o contro di noi”

“L’ardito della MUTI serve, combatte e muore per l’Italia, per il Duce, per il fascismo”
“Quella che chiamano la mia ‘dittatura’ è basata su molto entusiasmo popolare”
Questi slogan sono quelli più comuni.
…proprio sulla strada che divide il Comune di Barzio da quello di Pasturo, sulla piana dove si svolgono le manifestazioni zootecniche, a dirimpetto della Comunità Montana, ecco forse l’ultimo storico slogan fascista della Valle, rimasto lì per tanto tempo, custodito da una vite di uva americana: “DISCIPLINA…” leggo, e poi non si riesco a decifrare perchè il muro e annerito e ammalorato.

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