Un momento della manifestazione nazionale degli edili contro le morti sul lavoro indetta dai sindacati Cgil Cisl Uil in piazza Santi Apostoli, Roma, 13 novembre 2021. ANSA/ANGELO CARCONI
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Sette sono le province della Lombardia che nei primi 2 mesi del 2025, secondo l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega, segnano incidenze di mortalità sul lavoro elevate, tra queste c’è la provincia di Lecco collocata in zona rossa, ossia con un incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale.
Il numero dei decessi più alto è stato registrato a Bergamo con 6 vittime, a seguire c’è Milano con 5 vittime, Brescia con 5 vittime, Cremona ne conta 3, Mantova e Pavia ne certificano 2 ciascuna, e infine Lecco con 1 vittima.

Lecco viene segnalata anche per il numero di denunce per infortunio sul lavoro con 520 segnalazioni.
Le industrie manufatturiere sono in cima alla graduatoria per numero di infortuni.
Nel primo bimestre 2025 a livello nazionale le donne hanno denunciato 6.555 infortuni a fronte di 10.576 denunce maschili. 2 le donne che hanno perso la vita durante il processo lavorativo.
A Giugno 2025 la situazione non è migliorata e secondo i dati pubblicati da INAIL: in Lombardia da 24 vittime sul lavoro rilevate a febbraio 2025 si è arrivati a 45 morti sul lavoro o in itinere, oltre alla forte impennata delle denunce per malattie professionali.

In Lombardia si conferma una tendenza preoccupante già a metà anno 2025 con 36.623 denunce di infortunio sul lavoro, e 1.624 accertamenti per malattie professionali aumentati del 18,5% rispetto allo stesso periodo 2024. 13 lavoratori ogni giorno in Lombardia presentano una denuncia per una patologia causata dall’attività lavorativa in merito all’apparato respiratorio, osteoarticolare, tumori professionali, patologie per sovraccarico…

La Lombardia è inoltre la regione con il maggior numero di denunce di infortunio tra gli studenti nei percorsi formativi calcolate al 23% del totale nazionale.
I decessi e gli infortuni sul lavoro possono essere considerati accettabili variabili e inevitabili incidenti durante l’attività lavorativa? Si può morire per guadagnarsi il pane?
…osservo le mani del fabbro rivestite di setole appoggiate sull’incudine; guardo quelle del falegname, senza dita…; quelle del contadino, gonfie, che fanno fatica a muovere le dita che ci permettono di avere il cibo e quindi di vivere…; le mani nere e produttive dell’artigiano che lavora fianco a fianco dei suoi operai; le mani dei muratori di inestimabile valore che si aprono e si chiudono stanche tra i mattoni e il cemento, e ci permettono di avere una casa; le mani bianche dei medici e degli infermieri, preziose più di ogni altra cosa che hanno bisogno di cure continue; le mani di chi cura i vecchi, i malati, i bambini…mai considerate eppure sono contorte dalla fatica…; le mani di chi pulisce e riordina le cose degli altri, sempre più maltrattate eppure insostituibili…; le mani utili dei sarti e quelle abili di tutti i lavoratori che prestano un servizio per gli altri come i cuochi, i camerieri, gli insegnanti, i rider…; le infinite mani di tutti i lavoratori che meritano creme e profumi e non selvagge frustate da parte di chi pigia i bottoni della giustizia con le mani del potere e non ha mai provato a rifarsi il letto… E’ più degno degli altri? Perchè? Tutti hanno diritto alla dignità e al rispetto.

Da ultimo guardo le mani di chi studia e pensa, che con le mani accarezza gli altri, soprattutto gli ultimi, ha idee buone per organizzare la comunità e per concedere a tutti di partecipare alla festa della vita, almeno un po’.

MARIA FRANCESCA MAGNI

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