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Reperti importanti di storia locale

In una stretta viuzza in centro Paese, proprio sotto la chiesa di San Francesco che fa parte della Comunità pastorale Maria Regina dei Monti, compare il piccolo Museo di Moggio di proprietà della parrocchia e gestito dalla Casa Museo Parrocchiale il cui presidente è il parroco Don Agostino Briccola.

La signora Maristella Invernizzi è la responsabile del Museo etnografico liturgico, e accoglie i visitatori con grazia gentile spiegando gli oggetti esposti messi a disposizione dei compaesani: fotografie ingiallite di un tempo che fu di moggiesi e di alcuni parroci che si sono succeduti, gli attrezzi da lavoro dei vecchi mestieri di contadini, boscaioli, muratori, falegnami, tessitori, i ‘pugnatin’ e i calderoni di rame del latte, i gerli, le ‘ranze’…persino pagelle e quaderni di scolari che scrivevano col pennino intinto nell’inchiostro che la bidella versava in un bicchierino affrancato al banco ogni mattina… In mostra anche qualche minerale e fossile di interesse geologico.

Il signor Dalmazio Combi è il custode, e alla bisogna ripara e sistema questo meraviglioso museo paragonabile a un gioiello prezioso incastonato tra le case di Moggio.

La Casa Museo di Moggio fu donata alla parrocchia nel 1991 dalla signora Maria Goretti esprimendo la volontà del marito Alfonso Invernizzi di farne buon uso per il bene della comunità. Il parroco allora ebbe l’idea di crearvi uno spazio per riporvi i segni della storia della gente locale.

L’architetto Massimiliano Invernizzi realizzò, con pazienza e professionalità il progetto per la ristrutturazione del Museo, inaugurato e aperto al pubblico nel 2011. E’ davvero emozionante l’impatto visivo sull’uscio: il muro di sassi a gravità e le travi di legno chiaro sono le cornici dell’incanto che gli oggetti allestiti restituiscono alla memoria storica.

…in on canton go a mò ol pedagnel che mavive daa la me nona…

per chi ha avuto la fortuna di vedere il corredo di una sposa antica, al secondo piano del Museo rimane senza parole a vedere i pizzi, i ricami col punto croce, il punto erba, l’uncinetto, i merletti su lenzuola, federe, asciugamani, e poi la camicia da notte inamidata della sposa e la culla di legno abbellita con trine accanto al letto…

Ancor bambine le giovanette pensavano al corredo da portare in dote, il numero dei capi variava secondo le possibilità della famiglia…erano per lo più pastorelle le ragazzine che ie andave ai mont col cavre con scià ‘na gujie e ‘l fil per ricamà ‘na rose su ‘na camisete de coton gross…

All’ultimo piano è collocato un allestimento di antichi paramenti religiosi riccamente decorati anche in seta e oro, e poi aspersori, calici, brocche, candelieri,ostensori, reliquie, teche…finemente intarsiati e luccicanti che promossero all’epoca il senso della tradizione devozionale religiosa degli abitanti di Moggio, il paese dell’altopiano valsassinese incuneato nei boschi alle pendici di Artavaggio, a 400 mt di dislivello, ca 7 km, dal passo Culmine di San Pietro che caracolla nel canyon della Val Taleggio.

Gli abiti talari esposti furono indossati dai parroci passati in terra di Moggio prima di raggiungere la terra del cielo come Don Pietro Mapelli, originario di Brivio, parroco di Moggio dal 1928 al 1967.

MARIA FRANCESCA MAGNI

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