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6 agosto 1945, Hiroshima.

Il profumo del mare sull’isola di Honshu penetra nelle narici dei pescatori, e i gabbiani con le loro grida stridenti invadono il porto. Il cielo e il mare si confondono nell’azzurro dell’aria e dell’acqua. Scena di ordinaria quotidianità da est a ovest, da sud a nord:

…”muoviti, sono le 8, è tardi, devi prendere lo scuolabus…” si sente la voce di una giovane mamma provenire da una graziosa casetta nei pressi dello Shukkei-en, un tipico giardino giapponese.

…”uffa, non posso dormire ancora un po’? “ risponde un bambino con un lungo sbadiglio che gli fa lacrimare gli occhi “no, non puoi”…”5 minuti”…”no, alzati, lavati, vestiti e vieni a fare colazione…”. D’un tratto i muri della casetta fluttuano, poi cominciano a tremare, poi si sentono scossoni e urla provenire dalla strada. “Sta succedendo qualcosa di molto grave” pensa la mamma “Haruto corri, vieni vicino a me”, ma Haruto non fa in tempo ad abbracciare la sua mamma perché alle 8.16 e 8 secondi una bomba atomica lanciata dagli Stati Uniti Americani lo uccidono e i frantumi del suo mondo volano verso l’alto senza sapere perché.

Haruto in giapponese significa ‘vola verso il sole’.

La bomba atomica USA, denominata dai soldati americani ‘Little Boy’, scaricata sulla città portuale di Hiroshima dal bombardiere statunitense Enola Gay, fu il primo attacco nucleare della storia.

La bomba esplose a 576 metri di altitudine con una potenza pari a 12.500 tonnellate di tritolo. L’esplosione provocò in un attimo 60.175 morti e 100.000 furono i decessi nei mesi successivi a causa del fallout radioattivo. Un numero indefinito di persone si ammalarono e morirono per danni da esposizione radioattiva.

Malgrado la presenza di radioattività, gli hibakusha, coloro che sopravvissero all’esplosione, cominciarono a ricostruire la città nel 1949 in onore dei tanti Haruto, dei loro fratelli, delle loro mamme, dei loro papà, dei loro nonni…della loro storia, della loro vita.

Il libro “Note su Hiroshima” di Kenzaburo Oe, premio nobel per la letteratura nel 1994, edito da Garzanti, mette in luce la testimonianza di Kenzaburo Oe, scrittore giapponese, classe 1935 morto nel 2023. Kenzaburo è stato un uomo che ha vissuto l’orrore della distruzione senza scrupoli e la devastazione degli strascichi del ‘fungo’ atomico sulla sua terra e la sua gente. Lo scrittore ha combattuto con tutte le sue forze contro le armi nucleari per il resto della sua esistenza: “riviviamo le emozioni e i sentimenti di chi vide il mondo cambiare in un istante: non solo il dolore e la paura, ma anche la dignità e il coraggio di rialzarsi per riprendere a vivere” Corriere della Sera.

E oggi? Ecco un video che non ha bisogno di commenti, realizzato dai bambini palestinesi e dal loro insegnante nella scuola-tenda messa in piedi da ciò che rimane di umano a Gaza oggi. Una fragile e minuscola scuola che offre il conforto di un bicchiere di acqua pulita e che accarezza con mano dolce la mente di questi bambini affamati e bombardati dall’odio, dalla violenza, e dalle bombe israeliane. Questi bambini ringraziano il “Coordinamento Lecchese Stop al Genocidio” cantando a squarciagola: THANKS LECCO, THANKS Coordinamento lecchese. In ogni manina alzata c’è un pezzetto di formaggio, l’ultimo dono del Coordinamento.

Il Coordinamento lecchese è formato da persone comuni, liberi cittadini, giovani e vecchi insieme che dicono no all’odio e che promuovono progetti di pace e di bene a Gaza: quella striscia di terra martoriata sulla bocca di tutti e forse nel cuore di tutti, come la realizzazione del progetto della ‘scuola-tenda’ che ha bisogno dell’aiuto di tutti, cittadini e istituzioni, per dare vita alla vita distrutta.

MARIA FRANCESCA MAGNI

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