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“Chiamati a guardare in alto”: presentato a Lecco il Festival della Speranza e il Mandato ai giovani della Diocesi di Milano

Giovedì 12 giugno, presso Officina Badoni a Lecco, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del Festival della Speranza e del Mandato ai giovani, appuntamento diocesano che il prossimo 21 giugno porterà numerosi giovani da tutta la Diocesi di Milano nel cuore della città, per vivere una giornata di festa, testimonianza e preghiera, il risultato della collaborazione tra il Servizio per i Giovani e l’Università, l’Ufficio diocesano per la Pastorale Missionaria, il PIME, la Caritas Ambrosiana e il CSI di Milano ed il sostegno delle Comunità pastorali della città e dell’amministrazione comunale di Lecco.

Ad aprire l’incontro di presentazione è Maria Grazia Nasazzi, presidente della Fondazione Comunitaria di Lecco, che ha sottolineato il valore dell’iniziativa, riproposta a Lecco (dopo l’evento del 2023, nell’anno della Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona), e della quale ne condivide le motivazioni: «Siamo molto contenti perché è un’esperienza proposta dai giovani per i giovani. Spesso i giovani diventano solo interlocutori, qui invece sono protagonisti. Mi ha colpito molto il tema “chiamati a guardare in alto”, ovvero alzare lo sguardo, in una città viva e vivace. È un’esperienza unica e importante, che deve essere un punto di partenza per tutti».

In rappresentanza dell’Amministrazione comunale, è intervenuta Simona Piazza, vicesindaco e assessore alla cultura del Comune di Lecco: «È un’iniziativa che nasce dai giovani, con i giovani e per i giovani. Non è qualcosa che viene calato dall’alto, ma parte dal basso con l’obiettivo di guardare in alto. I giovani hanno bisogno di un obiettivo, di una speranza – che io chiamo motivazione – in cui credere, in cui impegnarsi, e per andare avanti sapendo che gli adulti ci sono. Ecco qui c’è una città intera che li accompagna e li accoglie».

Don Bortolo Uberti, prevosto di Lecco, ha riflettuto sul significato spirituale dell’evento nel contesto della città: «A Lecco è più facile sentirsi chiamati a guardare in alto. La bellezza della città facilmente fa sollevare lo sguardo dal lago fino alle montagne intorno, e aiuta a dire: c’è qualcosa di grande che mi fa uscire da me stesso e mi fa mettere in gioco. La presenza di questa iniziativa a Lecco credo sia uno stimolo importante anche per la Chiesa lecchese, che sta ripensando una pastorale giovanile sempre più collaborativa e inclusiva». È un’occasione per guardare con nuovi occhi i giovani e per parlare finalmente di loro in termini positivi, di speranza: «Il fatto che Lecco sia invasa da tantissimi giovani, che portano un messaggio di speranza, che portano il desiderio di un pellegrinaggio, di un cammino, che hanno una presenza di entusiasmo, di energia, di valori, io credo che sia un segno importante anche per la città e spero che la città se ne accorga di questa presenza, ne parli, ci rifletta».

Don Marco Fusi, responsabile del Servizio per i Giovani e l’Università della Diocesi di Milano, ha spiegato il significato profondo del tema ispirato al profeta Osea: «Il tema “Chiamati a guardare in alto” nasce da un’espressione biblica “Chiamati a guardare in alto, nessuno sa sollevare lo sguardo”, questa parola descrive bene il contesto culturale, dove sembra che nessuno sappia sollevare lo sguardo, in un tempo di letture cupe e pessimistiche sui giovani. In realtà ciascuno di noi è chiamato a guardare in alto. Abbiamo pensato di tornare a Lecco, per la storia, per la bellezza e poi anche per le persone, per i rapporti che certamente ci sono e abbiamo sperimentato essere ospitali: ci sembra il contesto migliore per vivere questo appuntamento. Durante il Festival della Speranza, in Piazza Garibaldi, i giovani esprimeranno la speranza con i loro linguaggi: musica, arte, poesia, testimonianze (durante la serata si svolgeranno le premiazioni del concorso “HOPE – Creativi nella speranza”).

E poi, in serata, sul lungolago, il mandato dell’Arcivescovo Mario Delpini ai giovani. Ci saranno molti giovani della nostra Diocesi che sono in procinto di partecipare al Giubileo dei Giovani che sarà dal 28 luglio al 3 di agosto a Roma, e questa partecipazione al Giubileo è già un modo per alzare lo sguardo. Oppure per esperienze missionarie, per i Cantieri della solidarietà, o con il CSI per il mondo. Questa serata sarà un momento di annuncio, di speranza, che certamente i giovani hanno dentro come promessa, come desiderio, come attesa».

Teresa Bernabè, per CSI di Milano, ha ricordato il contributo dello sport come linguaggio educativo e strumento per portare speranza nei diversi contesti internazionali. Le fa eco Valentina Piazza, responsabile di CSI per il Mondo: «Un’opportunità di incontro e crescita per questo progetto e per i tanti giovani volontari che hanno partecipato alle esperienze di missione proposte negli anni precedenti o in partenza per quelle in programma nel 2025 in Camerun, Burundi o Madagascar. Il 21 giugno animeremo piazza Cermenati con una postazione informativa e multisport per testimoniare come anche lo sport possa essere veicolo di speranza e invito a “guardare in alto”».

Suor Antonia Franzini, dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Missionaria della Diocesi di Milano, ha descritto la presenza missionaria durante l’evento: «Saremo presenti nella zona del Palazzo delle Paure con due mostre: una, itinerante, dedicata a Maria Luisa Dell’Orto, missionaria uccisa ad Haiti, e l’altra, “Oltre i muri”, che avrà anche la possibilità di essere animata con un’attività proposta dai giovani padri comboniani. Vogliamo aiutare a riflettere sui muri fisici e relazionali nel mondo». A lei si legano le parole di Padre Vivier Sikoua, del PIME, responsabile dell’animazione missionaria che coinvolge i giovani e che ricorda la band Diorama, una band formata da giovani che si sono conosciuti partecipando ai cammini dell’animazione missionaria del PIME, che sarà presente all’evento.

Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, ha parlato dell’impatto formativo delle esperienze nei Cantieri della Solidarietà: «L’estate può essere un’occasione per approfondire alcuni temi, quello del prendersi cura di sé e prendersi cura degli altri, in particolare quelli più lontani, andando a incontrare esperienze missionarie, Da 28 anni offriamo ai giovani esperienze nei contesti colpiti da emergenze, non solo nella fase acuta: abbiamo fatto la scelta di camminare a fianco delle Chiese colpite per ricostruire le loro attività pastorali ma anche per ricostruire le condizioni di una vita dignitosa delle popolazioni colpite. Questo allarga il cuore, verso una prospettiva di speranza».

Il Festival della Speranza sarà animato da molte realtà ed ospiti di rilievo: don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea, porterà la testimonianza del soccorso in mare; verrà suonato anche il Violoncello del mare, costruito con legno delle barche dei migranti; ci sarà il progetto Parole buone, i giovani delle Acli di Milano, il presidio di Libera di Lecco, la Comunità Sant’Egidio, due cori giovanili Shekinah ed Elykia, don Claudio Burgio con i ragazzi di Kayros, e molto altro.

Il contributo artistico arriverà anche da Pietro Zhou Qixin, artista cinese, con la mostra “Vita vuota” allestita e già visitabile (fino al 21 giugno) al bar Offi Coffee di Officina Badoni: «Nella nostra vita ci sono cose che non possiamo vedere ma fondamentali, come l’amore e la fede. Nei miei disegni la speranza emerge più forte proprio nella disperazione, come l’acqua nel deserto».

L’appuntamento del 21 giugno si annuncia come un momento corale di Chiesa e di città, un’occasione aperta a tutti, giovani in primis, per lasciarsi provocare dalla voce delle nuove generazioni, riscoprendo insieme una speranza che spinge a guardare in alto.

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