Reazioni generalmente positive alla notizia che si effettuerà in Valvarrone il ponte pedonale più alto d’Europa, sospeso a un’altezza di 200 metri e lungo 450 con il duplice obiettivo di trasformarlo in un’attrazione turistica e di facilitare i residenti.
Collegherà da parte a parte la valle del torrente Varrone tra Tremenico sul versante nord e Lentrèe su quello sud, in Valvarrone.
I lavori per costruirlo sono già cominciati. Se ne occupano i tecnici della società Il Ponte dei Minatori, una srl appositamente costituita, a Dervio, con 10.000 euro di capitale sociale ma ancora zero dipendenti, guidata da Cristian Adamoli.
Se si fa una piccola ricerca su Internet, sembra che in Italia stia scoppiando la mania dei “ponti tibetani” (tutti guarda un po’, “i più alti” o “i più lunghi” d’Europa).
Dall’Irpinia alla Val Dossena, persino al Resegone, è tutto un fiorire di “ponti tibetani”, sia sulle Alpi che sugli Appennini. Un'”ideona” che tutti sperano porterà turismo a valanga e quindi “budget” !
Qualche dubbio però su quello della Valvarrone se lo pongono alcuni giornalisti di lungo corso, come Luca Rota, che mette in guardia sulle ” valenze paesaggistiche, dei suoi soggetti economici, delle esigenze della sua comunità, di riattivazione e salvaguardia dei beni ecosistemici, della tutela dell’identità locale”.
Se il “Ponte tibetano” diventa una “giostra turistica“, buona solo per attirare frotte di “photo selfisti” in sandali corti, che può snaturare il territorio, il progetto potrebbe rivelarsi un boomerang per la popolazione locale , con i problemi tipici dell’overtourism.
Quali infatti i costi ambientali di questo ponte ? Qualcuno, anche sui Social, comincia a parlare di strade da rifare, per attirare in massa i “selfisti” da ogni latitudine, quindi di costruire dei parcheggi ( e via altri alberi abbattuti) perché naturalmente i selfisti in “sneakers” devono arrivare comodamente in automobile.
Quindi altra distruzione di alberi e dell’Ambiente, che per qualcuno come al solito ha valore solo se serve a “fare business” (altrimenti chissenefrega !).
50 anni fa Adriano Celentano, che a modo suo era un grande precursore, si lamentava per gli “alberi da trenta piani” che sostituivano il verde ; quelli sembra li abbiano costruiti senza farsi tanti problemi, a Milano. Noi in Valsassina per adesso ci limitiamo ai “ponti tibetani” !
Enrico Baroncelli
Nuovo ponte tibetano sopra Parlasco verso il Rifugio Riva
