FUNGHI E TARTUFI, ZAMPERINI (FDI): “IN LOMBARDIA OGNI ANNO AUMENTANO INTOSSICAZIONI, INCIDENTI E MORTI PER RACCOLTA E CONSUMO IRRESPONSABILE. SERVONO REGOLE CHIARE PER CONTRASTO ALL’ABUSIVISMO COMMERCIALE E MAGGIORE SICUREZZA. PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE. SEMPLIFICARE CON PERMESSO UNICO REGIONALE ED INVESTIRE SU FORMAZIONE.”
La raccolta dei funghi e dei tartufi è una tradizione che accomuna migliaia di appassionati lombardi, un’attività che avvicina alla natura e regala esperienze all’aria aperta. Con l’arrivo dell’autunno, le temperature più fresche e l’umidità del terreno favoriscono la crescita dei funghi, rendendo questo il periodo ideale per chi ama percorrere i boschi alla ricerca di porcini, finferli ed altre specie. Tuttavia, per vivere questa esperienza in sicurezza e nel rispetto dell’ambiente è indispensabile conoscere le regole e le normative vigenti.
Attualmente in Lombardia il quadro normativo è frammentato: ogni valle e comune applica regole e tariffe differenti. In Val Brembana il tesserino giornaliero costa 10 euro, mentre in Val Seriana si parte da 5 euro al giorno fino agli 80 euro per l’abbonamento stagionale in Valle Camonica, mentre nel Parco del Ticino la raccolta è subordinata a un permesso personale ottenibile solo dopo un corso micologico, con alcune esenzioni per residenti e proprietari di terreni.
Complessivamente, in Lombardia sono sette le Comunità Montane e un Ente Parco che applicano regolamenti specifici e convenzioni a macchia di leopardo con i comuni che hanno aderito, solo 141 in tutta la regione, mentre gli altri lasciano la raccolta senza regole.
Questa frammentazione si riflette anche negli introiti: dal 2015 al 2023 sono stati incassati complessivamente 1.572.787 euro, con un andamento annuale variabile. Nel 2015, quando i regolamenti erano applicati da due Comunità Montane e due Parchi, gli incassi ammontavano a 63.816 euro, saliti a 143.458 euro nel 2016 e a 169.555 euro nel 2017. Nel 2018 si è registrato un picco di 256.010 euro, mentre nel 2019 le sei Comunità Montane coinvolte hanno incassato 122.275 euro. Negli anni successivi gli introiti ammontano a: 250.490 euro nel 2020, 179.194 euro nel 2021, 173.804,55 euro nel 2022 e 214.185 euro nel 2023.
Entrando nel dettaglio territoriale, la Comunità Montana della Valle Camonica, che conta 41 Comuni aderenti, ha raccolto dal 2015 al 2023 un totale di 595.158 euro, mentre la Comunità Montana della Val Brembana, con 28 Comuni, ha raggiunto complessivamente 617.200 euro dal 2016 al 2023. Più contenuti i dati della Comunità Montana Val di Scalve, con soli 15.596,48 euro per i suoi quattro Comuni, e del Parco del Ticino, che pur includendo 47 Comuni ha incassato 39.840 euro.
“È evidente che questa situazione non è più sostenibile. Uno rischia inconsapevolmente di prendere sanzioni nel bosco dove cambia il confine delle regole da un albero all’altro.”, dichiara il Consigliere Regionale lecchese e Presidente della Commissione Montagna di Regione Lombardia, Giacomo Zamperini. “Oggi abbiamo un caos normativo che crea disparità tra i territori e confusione tra i cittadini.
In alcuni comuni della Val Brembana si pagano 10 euro per un tesserino giornaliero, in altri della Val Seriana 5, in alcuni territori il ticket è obbligatorio, in altri no. Non possiamo andare avanti così: servono regole semplici e chiare, valide su tutto il territorio regionale e comprensibili per tutti, così come avviene nelle altre regioni d’Italia come il Piemonte. Per questo, la proposta che condivido con il collega Michele Schiavi è quella di introdurre un Permesso Unico Regionale per semplificare le procedure, eliminare le discriminazioni e garantire maggiore sicurezza e tutela ambientale. I dati sugli incidenti e sulle intossicazioni dimostrano che non possiamo più rimandare un intervento strutturato. Ogni anno, purtroppo, aumentano i morti ed i feriti per le intossicazioni e gli incidenti per chi irresponsabilmente non applica le basilari regole di sicurezza nel bosco”.
Accanto alle regole e agli introiti, non si possono ignorare gli aspetti legati alla sicurezza e alla salute. I dati del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico confermano una tendenza preoccupante: a livello nazionale, le missioni legate alla raccolta funghi rappresentano il 3,4 per cento del totale, pari a circa 410 operazioni su oltre 12.000 complessive, in aumento rispetto alle 380 del 2023, quando la percentuale era del 3,1 per cento. In Lombardia, nel 2024, gli interventi sono stati 42. Solo nella giornata di domenica 27 luglio, un cercatore di funghi di 52 anni originario di Rasura ha perso la vita, mentre a Berbenno, in località Prato Maslino a circa 1600 metri di quota, un 69enne è caduto in un torrente riportando gravi ferite.
Sul fronte delle intossicazioni, le otto ATS lombarde hanno registrato nello stesso anno 122 episodi, che hanno coinvolto 103 adulti e 19 bambini.
“La raccolta di funghi e tartufi è una passione diffusa e radicata, ma va praticata con responsabilità. Rispettare le normative per il commercio, contrastando così l’abusivismo di alcuni venditori ambulanti, dotarsi dell’equipaggiamento adeguato, evitare zone pericolose e rivolgersi agli ispettorati micologici delle ATS per il controllo ed il riconoscimento gratuito del raccolto, sono precauzioni fondamentali. Siamo già al lavoro per avviare alcune azioni concrete, investendo anche sulla prevenzione, le comunicazione e la sicurezza. La prudenza, unita alla consapevolezza, può davvero salvare delle vite. Un ringraziamento sincero anche alle associazioni micologiche lombarde che da mesi stanno supportando il nostro lavoro e collaborando alla stesura della prossima riforma normativa.”




