S’imbocca la stradella che da Balisio porta al gesuolo del Sacro Cuore, una carrareccia ombreggiata e accompagnata dal suono dell’acqua del Pioverna che scorre e saltella sui sassi rotondi.
Tra una foglia e l’altra dei noccioli si vedono i prati lussureggianti e le cascine rimaste intatte nonostante la sistemazione dei tetti e dei muri per non farle crollare.
In circa 40-50 minuti dal gesuolo, con l’andatura lenta di chi si ferma ad ogni battito d’ala di farfalla, si arriva ai piani di Brunino, invece chi ha fiato e gambe buone impiega solo 20 minuti.
L’alpeggio è vasto con grandi praterie, e si colloca nella valletta antistante l’anfiteatro delle Grigne a quota 800 mt.ca s.l.m., l’erba è alta e ricca di fiori, ma le mucche sono scomparse. Non ci sono più i contadini. Ho visto solo 4 mucche e un paio di vitelli a conduzione familiare secondaria. I proprietari tagliano i prati per mantenere lontano il bosco e i rovi.
Costeggiando l’agriturismo di Brunino, la stradina prosegue fino a un bivio: se si scende si arriva a Pasturo, se si sale si arriva a un altra malga, e poi…volendo, ancora a un’altra… in un succedersi di verdi, gialli e lilla, sotto alla volta celeste del cielo. In pratica un sentiero infinito sopra a Gorio che si affaccia sull’altopiano.
E…al limitare del bosco nero, nascosto da grandi faggi e da un enorme abete ecco la sagoma del Sasso del Peccato. Pochissime persone ne conoscono l’esistenza.
Lo raggiungo da una ripida sulla sinistra e, da quella visuale il sassone, probabilmente un masso erratico, sembra un grosso orso seduto al fresco in attesa…mi avvicino e vedo in basso delle rigature molto evidenti sul roccione che paiono le sgraffignature di una zampotta…sussurro: la zampa del diavolo…
Il posto è davvero scuro, nonostante il sole d’oro, e…mi corre l’occhio sulle radici contorte e riaffiorate dal terreno di un faggio li’ vicino. Mi avvicino e vedo una caverna profonda, che si sviluppa in un altra, nera come la pece…non c’è un filo d’erba o un fiorellino, solo foglie secche e terra brulla. Che sia quella la porta della casa del diavolo?
Corro su, scivolando, per accarezzare l’erba umida e per incontrare la luce del sole.
Ho chiesto alla capanat di Brunino se conoscesse la storia del sasso, mi ha risposto: “sì, la mia zia mi raccontava dell’esistenza del sasso e di una leggenda che ruotava attorno al quel luogo, ma non ricordava la leggenda. I vecchi dicono che la mano del diavolo sorregge ancora oggi il Sasso del Peccato”.
Le leggende nate attorno ai sassoni solitari in mezzo agli alberi, in anfratti bui, hanno sempre suscitato la fantasia, magari con un piccolo fondo di verità, dei paesani.
Posso solo dire che al diavolo i campanili delle chiese non piacciono, che l’invidia nei confronti dei preti che sanno suscitare sentimenti buoni è come lava fosforescente per il signore degli inferi che sbava dietro al male…quindi potrebbe essere che l’intento del diavolo fosse quello di distruggere le chiese della Valle con il lancio del sassone comparso chissà quando, da dove, e perché…ma, un angelo divino è riuscito a fermarlo in tempo…
MARIA FRANCESCA MAGNI



