All’Unitre Valsassina.
…Era una domenica pomeriggio di agosto. Faceva caldo, tanto. Era una giornata che io chiamo azzurro oro. Dai Pizzetti di Parlasco un fischio acuto. Guardai tra le nuvole dove spesso si nasconde, ma non la vidi al momento, sentii solo il rumore del levarsi in volo basso di tanti piccoli uccelli impauriti con l’intento di raggiungere le faggete al di qua della valle…e poi lei: l’aquila reale, enorme, maestosa, senza muovere un’ala, irruppe nel celeste in girotondi per andare in faccia al sole…
“Sono un’aquila e vivo nell’aria, tra cattedrali di roccia che raggiungono il cielo…vieni a danzare con il vento di ponente e a toccare le cime delle montagne…a raggiungere il cielo e le speranze per il futuro e tutto ciò che possiamo essere, non ciò che siamo” John Denver.
All’Unitre Valsassina nella sede della Comunità Montana, il 4 giugno 2025 il prof. di Scienze naturali Piero Bonvicini dell’Istituto Parini di Lecco, naturalista e ornitologo dell’Associazione ‘GRARECOLE’, Gruppo Aquila Reale Como Lecco, ha descritto l’aquila, l’uccello che più si avventura, solo con le correnti termiche o ascensionali, nel cuore dell’aria.
L’aquila appartiene alla famiglia degli accipitridae, può arrivare ad essere lunga anche 1mt, con un’apertura alare fino a oltre i 2mt. E’ un gigante col becco e gli artigli adunchi che gli permettono di uccidere prede di dimensioni superiori alle sue. Il suo peso può arrivare a 7kg. Il colore del piumaggio rappresenta le sfumature del marrone, dal chiaro al fulvo, si notano parti bianche bianche, presenti soprattutto negli aquilotti. Per completare il loro ‘abito’ le aquile impiegano anche 6 anni. Nidifica solo sui rilievi montuosi, esposti al sole e rocciosi, sulle Alpi e sugli Appennini. Nella nostra zona sta in : Grigna, Pizzetti di Parlasco, Biandino, Legnone, Due Mani, Resegone…
La signora Maria Teresa Spinelli ha riportato la sua testimonianza di avvistamento dell’aquila al limitare dei boschi di Pasturo nell’aprile del 2024: l’enorme pennuto, a pochi metri dalla visuale della testimone, adocchiava le galline del vicino. L’aquila stette immobile per qualche minuto sulla staccionata, poi, in un attimo, afferrò una gallina con il becco tagliente e ne tramortì un’altra.
I territori di caccia non sono boscati, o poco, e sono molto lontani dai nidi che generalmente si trovano tra i 1700mt e i 2000mt sui monti del lecchese, anche se il nido più in basso è stato trovato a 750mt e quello più in alto a 1950 mt. Tuttavia l’aquila sa bene che i boschi sono serbatoi di prede, quindi paziente attende che il capriolo o la marmotta commettano l’errore di esporsi…non disdegna neppure gli agnelli al pascolo. La tecnica di caccia dell’aquila è silenziosa, mirata, spietata, di sorpresa. Il rapace si trova al vertice della piramide o rete alimentare.
L’imponente sagoma scura dell’aquila si libra nel cielo nelle ore più calde della giornata. Non ama comunicare, se non durante la stagione riproduttiva e per consegnare il cibo ai propri pulcini.
E’ una divoratrice di carne, quindi si nutre di tutto ciò che si muove sotto di lei, ha una vista acutissima, le sue prelibatezze sono i cuccioli. Le prede generalmente non superano i 7kg di peso.
Attenzione a camminare con ‘l’amico fedele’ sui sentieri che rientrano nel suo territorio di caccia perché anche il cagnolino può diventare una preda. Un’aquila deve mangiare almeno 250g di carne al giorno per sopravvivere, e nel caso la grandine o la tempesta dovesse distruggere il nido e annientare gli aquilotti, questi ultimi vengono mangiati dagli stessi genitori.
L’Aquila vive ca 15-20 anni. I suoi artigli possono esercitare una pressione di 70kg per cm quadrato, 3 volte la forza di una mano umana. La femmina è più grande del maschio, una delle ragioni è la difesa della cova.
Ad oggi si contano sulle montagne di Lecco una ventina di aquile reali.
Il Prof. Bonvicini descrive i ‘cugini’ dell’aquila, , mostrando video e foto, con lo scopo di divulgarne la conoscenza, data la loro presenza sul territorio: il Barbagianni che ahimè non si è più avvistato dal 1980; l’Assiolo o piccolo gufetto; il Gufo reale difficile da avvistare perché ridotto a pochissimi esemplari e forse estinto in Valsassina; l’Allocco che è proprio un allocco in quanto risponde ai richiami fasulli; la Civetta di cui gli studiosi non hanno notizie da circa 10 anni, la Civetta nana e la Civetta capogrosso; il Gufo comune goffo e lento usa i nidi delle cornacchie per nidificare; la Poiana è abbastanza diffusa sul territorio; il Falco pecchiaiolo ha la testa simile a quella di un piccione e in volo con le ali pare applauda…(sarà a se stesso?) il Nibbio bruno con la coda biforcuta; il Biancone mangiatore di serpi che nidifica sul lago e viene sui prati della Valsassina in cerca di bisce; lo Sparviere è un piccolo uccelletto che vive in piccoli boschetti; l’Astore è difficile da osservare, ha un capo simile a quello ‘del gatto Silvestro’, le rondini in gruppo riescono spesso a fargli cambiare la zona di caccia; il Gheppio detto falchetto riesce a vedere l’ultravioletto, quindi individua i roditori attraverso il rilascio dei loro liquidi, e sembra che con le ali faccia un movimento chiamato ‘spirito santo’; il Falco pellegrino sbatte in picchiata il proprio petto contro la preda e la tramortisce; il Grifone o avvoltoio cerca carcasse da scarnare, ha una mano di penne durissime in fondo alle ali per meglio penetrare gli sterni e le viscere; il Gipeto o avvoltoio degli agnelli, se le ossa della preda sono grandi le sbatte sulla pietra per sminuzzarle…
L’aquila depone 1-2 uova tra marzo e maggio, la schiusa avviene in luglio-agosto in asincronia, e i pulcini rimangono nel nido fino a 45 gg ca. A volte, per ragioni di spazio e di carenza di cibo, il pulcino più grosso uccide il più piccolo, questo fenomeno è studiato dai ricercatori con il termine cainismo.
Nei nidi vengono accumulati rametti di conifera per ridurre l’effetto parassitario e per tenere lontani i fastidiosi insetti. l’aquila tollera solo la rondine montana che mangia i moscerini attorno al nido. Si presume che un tempo i nidi delle aquile venissero posizionati nelle pianure sugli alberi, in Lombardia nella pianura Padana, ma con l’avvento dell’umanizzazione e la deforestazione l’aquila si è spostata sempre più in alto in cenge, piccole caverne sulle falesie.
E dopo l’involo? Il piccolo d’aquila gironzola oltre il territorio dei genitori o rimane stanziale diventando un floater.
Per difendere il territorio l’aquila vola a ‘festoni’, cioè va su e giù come se stesse cucendo un orlo e, quando il volo non basta, c’è lo scontro spietato e crudele tra aquile. Un episodio è stato ripreso a Dervio da un ricercatore.
L’aquila è simbolo di potenza, forza, regalità. E’ presente in numerose reclami o stemmi come: Calcio Lecco, Moto Guzzi, famiglia Della Torre, il Comune di Ballabio…, ma è anche simbolo di violenza senza scrupoli.
L’aquila è un animale protetto dalla legge n. 157 del 1992, dalla convenzione di Berna, dal CITES con regolamento europeo n. 338 del 1997, eppure fatica a vivere per il bracconaggio, per i pallini di piombo usati nella caccia che causano il saturnismo ossia un eccesso di piombo nel corpo che crea danni neurologici irreversibili sino alla morte. Ogni anno sulle Alpi vengono abbandonati dalle 34mila circa alle 44 mila viscere contaminate da piombo, minuzie velenose che si diffondono tra l’erba, che a sua volta viene mangiata anche dal cinghiale, il fagiano, la lepre, il capriolo…che arrivano sulle nostre tavole come trofei, che cosa sono in realtà? Il piombo rimane 14 gg nel sangue, mesi negli organi, anni nelle ossa. Figuriamoci se il contatto da piombo fosse permanente…
A ciò si aggiungono le esche avvelenate, la fotografia, l’arrampicata, i droni, il parapendio, gli elicotteri, l’escursionismo fuori sentiero…insomma, alla convivenza con le aquile e a tutti gli individui presenti sulla terra, l’uomo ha mai pensato visto che è dotato di intelligenza rispetto agli altri predatori? Non deve essere impostata una battaglia tra ambientalisti e cacciatori, ma è necessario promuovere un confronto, anche duro, ma costruttivo e sincero.
Attualmente in Grigna ci sono 8 nidi d’aquila, ma 1 solo aquilotto in 6 anni; tra Balisio, Moregallo, Erve e Boazzo si contano 4 coppie con 21 pulcini. Ma in Val Boazzo, una delle ultime aree selvagge dove vivono le aquile e diverse specie di animali, verrà costruita una nuova strada agrosilvopastorale.
Conclude il prof. Bonvincini con una domanda: cosa vogliamo fare?
MARIA FRANCESCA MAGNI

