Elia Rosati è uno storico, classe 1980, svolge attività didattica e di ricerca storiografica neofascista e nazionalpopulista in Italia e in Europa dal dopoguerra ad oggi presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Milano, è docente titolare di Storia e Filosofia presso il Liceo Scientifico “Luigi Cremona” di Milano.
Nel libro ‘L’Europa in camicia nera’ Rosati tenta di delineare come le destre in Italia e in Europa si sono evolute, trasformate e riorganizzate dalla Seconda guerra mondiale ai nostri giorni. Ha messo in rilievo come la cultura politica identitaria, reazionaria, neofascista-neonazista, abbia affrontato la nascita dell’Unione Europea col nuovo volto del ‘fascismo del terzo millennio’.
In pratica l’autore evidenzia che sono due i filoni di sviluppo dell’estrema destra: il primo è dato dall’emergere di violente tendenze radicali dovute al bisogno delle persone di distinguersi come pulitori sociali intenti a tracciare un’unica via di cammino solo per l’uomo considerato degno dalla dottrina di destra.
Basta leggere i responsi delle Forze dell’Ordine italiane sull’osservazione dei siti di incontro in rete dei nostri giovanissimi dai 15 ai 25 anni per constatare il diffondersi di idee inneggianti alla classificazione della popolazione in razze, idee di superiorità di odio razziale ed etnico, minimizzando, come ha fatto paradossalmente Netanyauh, la Shoah, con scopi di incitamento alla violenza per motivi razziali, religiosi, nazionalistici, xenofobi, facendo spudoratamente apologia del fascismo con immagini raccapriccianti e motti…I principali gruppi virtuali aggreganti visualizzati da Carabinieri e Polizia sono: “White lives matter Italia”, “Vannawaffen”, “Rivelazioni non autorizzate”, “Spirito fascista”, “Hooligans/Ns/Wp/Wlm”, “Identità europea”, “Casa del fascio”, con esplicite istigazioni a delinquere come partecipare a scontri e a incendiare aree in danno di esercizi commerciali e luoghi di ritrovo di migranti o di ‘gente’ che considerano ibrida e quindi da eliminare, anche in cambio di premi in denaro…
Il secondo filone invece è sempre stato legato ‘al lungo fiume carsico che collega le organizzazioni neofasciste del presente direttamente alle esperienze totalitarie del XX secolo’ come dice Rosati.
In questo caso l’idea fascista è più sotterranea, quasi invisibile, ben mascherata dalle fanfaluche.
Rosati si è concentrato su 5 Stati in particolare che hanno vissuto un passato autoritario di destra: Italia, Germania, Spagna, Portogallo, Grecia e che ripropongono continuamente il conflitto potenziale tra modernità e tradizione. Questo processo si è acutizzato negli anni 1980-1990 con l’avvento del modello liberista di globalizzazione che ha influito pesantemente sul tessuto culturale e sociale di questi Paesi, ma anche in tutta Europa. Rosati ritiene che il fenomeno sia strettamente europeo e ciò rende le destre europee non assimilabili alle destre nordamericane o russe.
A proposito delle guerre Ucraina-Russia, Israele-Gaza, in realtà, secondo me, coinvolgono gli interessi e le manie di dominio del mondo, USA e UE compresi, un mondo che si limita a dire: “inaccettabile situazione umanitaria…deve cessare immediatamente il conflitto…è un massacro inutile e non giustificato…”, ma nella sostanza sono guerre tra destre, quindi si preferisce tacere e si prosegue con le parole facendo finta di essere dispiaciuti per i bambini che muoiono di fame e di sete, tanto non sono figli nostri…Il quadro curioso che emerge è che tutte le potenze del mondo masticano chewing gum d’odio agli incontri e si insultano con gli occhi… poi si stringono le mani, forti nell’unione apparente pur di mantenere il potere e incolpare l’insignificante ‘ultimo’: della guerra, dell’economia che va male, del malessere giovanile, dei vecchi storpi e stanchi che non si possono più mantenere con le pensioni…dei lavoratori, colti e miti, che vivono da disperati con 1200 euro al mese e ne pagano 700 per l’affitto…e via dicendo, in pratica è lui, ‘l’ultimo’, il responsabile delle cose che non vanno, è un comodo leit motive perchè è muto.
“Questo retaggio culturale e sociale dà vita a una galassia politica mitopoietica, cangiante e mimetica…che è viva non grazie a oscuri burattinai in camicia nera ma alla magmatica materialità socio-economica delle società capitalistiche… ciò che definiamo estrema destra si presenta oggi soprattutto come un contenitore di idee e progetti diversi, dove possono ibridarsi, per esempio, il tradizionalismo cattolico e un aperto neofascismo, e dove finisce per sfumare la distinzione tra il conservatorismo moderato e le istanze più eversive”, sostiene Rosati.
Negli ultimi 30 anni sono riaffiorate queste forze politiche che per convenzione vengono definite di ‘estrema destra’: partiti che si oppongono agli apparati interni allo Stato o esterni come l’UE ritenuti gli artefici della riduzione dello spazio di autodeterminazione dei popoli, rimane marginale il problema globale delle scarse risorse, delle pandemie, dell’aggressione spudorata al libero mercato, della povertà dilagante… senza considerazione per i Paesi che non sanno come sfamare i propri cittadini a cui è impedito un futuro di pace e prosperità, uomini che percorrono la strada della migrazione come necessità confidando nella pietà e comprensione altrui…
Purtroppo senza una visione d’insieme a lungo andare non ci sarà spazio per nessuno.
“Siete ragazzi svegli!” sostenne un prof di Economia Politica all’Università Statale di Milano tanti anni fa nell’aula 208 “ricordate: fra qualche decennio il Grande Sud invaderà il Grande Nord, con le buone o con le cattive, che lo si voglia o no. La miseria busserà alle vostre porte e le segnerà col sangue innocente di chi allunga una mano verso una spiga di grano…” Era un liberale il prof, con un grande cuore e una mente lungimirante.
‘L’Europa in camicia nera’ riporta una frase di Mussolini: “Il fascismo è una mentalità speciale di inquietudini, di insofferenze, di audacie…che guarda poco al passato e si serve del presente come di una pedana di slancio verso l’avvenire” che delinea il punto di partenza del pensiero fascista.
L’estrema destra di oggi si connota quale risposta al disagio indotto dalla globalizzazione, dalla riorganizzazione liberista competitiva e spietata della produzione/lavoro, dallo svuotamento delle democrazie liberali, dalla mancata regolamentazione del flusso migratorio.
La società si è liquefatta, devastata dalla solitudine del cittadino globale alla ricerca di integrazione in precise identità, non importa se buone o cattive. Il venir meno del welfare ha prodotto la proletarizzazione dei borghesi e la marginalizzazione dei lavoratori. Entrambe queste classi sociali si sono voltate a destra dagli anni ‘90 e, come spiega Jean Claude Michéa citato da Rosati, ciò è dovuto al tradimento della vocazione sociale degli Stati.
Anche le forze politiche di centro-conservatrici hanno dovuto cambiare rotta per intercettare il malessere della ‘borghesia asociale’, così sono nati i partiti nazionalpopulisti in cui l’iperpersonalizzazione del leader politico ha consentito al populismo di divenire l’habitat più appropriato per l’attuale destra estrema.
“Le destre” afferma Rosati “formano un unico esercito in grado di sponsorizzare le loro posizioni, con ogni mezzo di propaganda, internet compreso”. Del resto la ‘destra’ ha sempre avuto un’evidente capacità di produzione mitopoietica, frutto dell’interiorizzazione del concetto di ‘tradizione’ che rappresenta la radice più pura della cultura di destra. La locuzione: ‘Patria, Mamma, Dio’ usata in passato, ma ancora oggi, a raffica nei comizi ne è una prova lampante.
La tradizione però, da che mondo e mondo, rappresenta le usanze, le convenzioni, i valori tramandati di rispetto e dignità per le persone, la tutela della terra, dell’acqua e dell’aria, il rispetto dei ruoli, dei poteri e delle istituzioni, invece per la destra la tradizione è una scelta politica che parte principalmente dal microsistema ‘famiglia tradizionale’. Essendo la famiglia il soggetto sociale di interazione primaria per eccellenza, è più facile arrivare alla mente delle persone…ma poi si scopre che i leader di destra hanno diversi matrimoni alle spalle, non rispettano la fedeltà, non sono sposati e hanno figli fuori dal matrimonio…ecc ecc ecc.
E’ proprio vero il detto del proverbio della tradizione: “fate quel che dico, ma non quel che faccio”.
Tuttavia in nome della tradizione queste persone trovano ascolto nel gruppo, e il gruppo consegna loro le chiavi dell’appartenenza. I riti in divisa nei tradizionali ‘presente’ alimentano questo spirito emotivo di gruppo. E’ un orgoglio per il ‘camerata’ stare in fila in silenzio ad ascoltare la voce concitata del capo che sottolinea: ‘noi siamo i migliori, gli unici esseri umani degni di questo nome…occorre combattere chi è contro di noi…’e poi all’ombra delle croci uncinate e delle svastiche luminose urlare ‘heil’. Si crea un’atmosfera surreale, di grande coinvolgimento affettivo-spirituale che induce a credere di essere tra i giusti, soldati di un esercito di giustizieri contro una società esecrabile, abominevole nella sua colorata diversità. Le destre estreme a questo punto diventano violente, ingiuste e intolleranti verso chi reputano diverso. Purtroppo però, andando a grattare la patina della retorica fascista, si scopre che i componenti di questi gruppi non sono diversi dagli odiati diversi…sono solo uomini come gli altri con tutte le pecche di questo mondo…
Ma la tradizione allora?
La tradizione è un valore universale, non ha confini ideologici, non è limitata e tanto meno limitante delle cose dell’uomo.
MARIA FRANCESCA MAGNI