Una delegazione dell’Università della Terza Età Valsassina in visita al Museo di Premana. Una visita molto interessante, dopo la ristrutturazione dello storico Museo, fondato una cinquantina di anni fa da Antonio Bellati (curatore di molti volumi sul dialetto e la storia di Premana, scomparso nel 2013) e da Samuele Codega tra gli altri (anche lui scomparso recentemente, nel 2021 a causa del Covid) .
Ad accogliere la delegazione l’attuale preparatissimo curatore del Museo premanese, Mattia Moneta, giovane laureando in Storia, che ha illustrato diversi dei “pezzi” presenti nel Museo.
A partire dal vasto salone di accoglienza al primo piano, dove sono presenti dei grandi raccoglitori di fotografie storiche di Premana (foto di gruppo, le feste, la prima automobile e la prima corriera, le strade del 1920) cimeli delle quattro Confraternite esistenti a Premana e un particolare oggetto che si usava per le votazioni in Consiglio comunale .
L’oggetto in cuoio ha due estremità:” Si mettevano dentro dei pallini, infilando la mano: si lasciava quindi cadere il pallino nell’estremità scura, in caso di voto negativo, oppure in quella chiara , in caso di voto positivo”.
L’oggetto risale al Settecento, ma ancora oggi in Comune se ne usa uno simile per votare ” a scrutinio segreto” .
Da notare anche il “primo apparecchio telefonico giunto a Premana nel 1908″
Al secondo piano si entra invece nel regno delle forbici e di coltelli, la storica specializzazione di Premana.
“In realtà le forbici sono un prodotto abbastanza recente, che risalgono all’incirca ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Ancora oggi però Premana produce il 90% delle forbici commercializzate in Italia”.
Altri oggetti in ferro, destinati all’agricoltura o ai lavori artigianali (tenaglie, lame, cacciaviti ecc.) sono appesi alle pareti.
Vicino a un camino con ventola per aereare al massimo il fuoco , e fondere il ferro, anche il classico “ferro a pettine” con sei denti ( che rappresenta i sei sestrieri di Venezia) con cui per secoli i premanesi hanno addobbato le prue delle gondole della Laguna.
Ma è nel piano ammezzato di sopra che si hanno le maggiori sorprese: i caratteristici vestiti delle donne premanesi “abbastanza pesanti in realtà” che addobbavano le donne non solo nei giorni di festa , e che avevano però dei significati ben precisi.
“Soprattutto per quanto riguarda la “pettorina” che si metteva davanti ” – dice Mattia. “Era cucita con molta cura, anche con fili d’oro e d’argento, e aveva dei significati molto precisi. Per esempio se in basso comparivano delle lettere, voleva dire che quelle erano le iniziali dei nomi dei figli. Se c’era un’ape che volava in alto voleva dire che la signora ne stava aspettando un altro. Insomma le “pettorine”, detti “pezz” rappresentavano un po’ la storia della vita della donna ( se erano neri voleva dire che era rimasta vedova) che spesso se li portava con sè nella tomba”.
Quasi tutte queste “pettorine”, di forma triangolare, mandavano dei segnali molto precisi: se erano di un certo colore, voleva dire che la “signorina” era disponibile per degli incontri e per sposarsi. Di un altro colore voleva dire che era già “fidanzata” oppure sposata, per cui era già impegnata (quindi uomini “stare alla larga” !).
Un altro nastro si usava quando l’uomo chiedeva la ragazza in sposa: se lei rifiutava, veniva bruciato davanti alla sua casa in un atto pubblico abbastanza imbarazzante per lei e per i suoi genitori, se accettava, l’uomo le cingeva la vita , e i testimoni, la sera delle nozze, passavano tutta la notte a cantare sotto le finestre dei nuovi sposi.
Insomma, tradizioni e costumi tipici e molto particolari, tramandati di generazione in generazione, conservati in un Museo non facile da gestire, anche per le spese necessarie, ma che rappresenta un elemento importantissimo dell’identità e della caratteristica vita comunitaria di questo paese dell’Alta Valsassina, che ogni due anni dal 2007 si presenta con la sua particolarissima festa di “Premana rivive l’antico”.
ENRICO BARONCELLI















