Parliamoci chiaro, era evidente che raggiungere il “Quorum” del 50% +1 ai Referendum, in un paese dove ormai in tante elezioni importanti la percentuale dei votanti si sta assestando sul 49% (la gente non va più a votare nemmeno per il proprio Sindaco, figuriamoci se si muove per i referendum della CGIL) era ai limiti della “Mission Impossible” alla Tom Cruise !
Forse solo Landini ci sperava . Il risultato finale però, poco superiore al 30% in Italia, 14 milioni di elettori non è per nulla disprezzabile: è stato un chiaro segnale di mobilitazione e di volontà di partecipazione.
Detto ciò non era un referendum pro o contro la Meloni: è stato un errore politicizzare questo referendum, questo Governo- le persone sbagliate nel posto sbagliato al momento sbagliato, una “sciagura” come giustamente dice Scanzi – non ha bisogno di un referendum per essere squalificato dalla Storia. Ridevamo tanto di Toninelli, ma questi ministri sono quasi tutti dei Toninelli, buoni solo per le divertentissime imitazioni di Maurizio Crozza (a pare l’ormai mitico “Lollo” avere mai visto quella del Ministro D’Urso ? Se pensate che bisogna chiedere agli immigrati di parlare bene in Italiano, guardatevele !).
Al di là però dei risultati specifici, e che purtroppo daranno l’occasione alla Meloni di glissare ulteriormente sul tema, rimangono dei temi posti sul campo che sono importanti: la sicurezza sul lavoro, la precarietà dei rapporti di lavoro, il sistema anarchico dei subappalti, tutti temi che un Governo serio affronterebbe su un tavolo coi Sindacati (come ha detto ieri Carlo Calenda, e come aveva detto anche il sottoscritto l’altra sera a Introbio quando il Segretario CGIL Diego Riva aveva presentato il referendum) con dettagli piuttosto specifici su cui non doveva esserci bisogno di coinvolgere tutti gli Italiani, di cui molti sono lavoratori pubblici, o artigiani in proprio, o indipendenti, per nulla toccati dagli argomenti del referendum.
Temi da cui dipende il futuro del lavoro in Italia dando spazio, come dicevano i Sindacalisti, alla “centralità del lavoratore“.
Temi da cui è inutile fuggire : l’unica cosa che sa fare la Meloni è tacere quando ci sono delle difficoltà, ormai lo abbiamo capito bene.
Speriamo solo che non siano messi in un cassetto, e che siano ripresi da un futuro Governo più adeguato di questo.
Qualche riflessione sull’ultimo argomento, quello a mio parere più importante, l’unico su cui valeva la pena di proporre un referendum: è purtroppo anche quello che ha avuto meno consensi di tutti, cioè la cittadinanza agli immigrati dopo 5 anni.
Chi lavora nella Scuola sa benissimo le difficoltà, tante volte ingiuste, che incontrano anche ragazzi figli di immigrati in Italia da tanti anni. Dieci anni di attesa sono tanti, soprattutto perché in realtà diventano anche 15 (ora che uno si regolarizza e trova un lavoro serio e non precario), tempi lunghissimi che non favoriscono affatto l’integrazione di questi nuovi cittadini, la maggior parte dei quali cerca solo di lavorare e di integrarsi nella nostra società.
Anche qui però la tematica è solo rimandata: se lo “Jus Scholae” sarebbe stato il minimo (io però sarei anche per lo “Jus loci”) prima o poi la realtà prevarrà sulla ideologia contrastante (la Meloni, che accusa gli altri di essere “ideologici”, è retta solo dall’ideologia dell'”under dog” di estrema destra).
E veniamo per ultimo alla Valsassina, il referendum non è andato troppo male soprattutto nei paesi dove la CGIL è presente con una sua sede e dove i cittadini ne hanno apprezzato i servizi dati, da quelli fiscali, al 730, le Successioni, lo SPID e molto altro. Qui i risultati non sono stati neanche molto negativi (il 30% a Ballabio, il 21% a Introbio e simile a Primaluna e Pasturo, il 22,3 a Barzio) mentre è andata peggio nell’alta Valsassina , Premana l ‘11% dove la CGIL non è presente ( e dove molti sono artigiani , come detto sopra) .
Insomma c’è da lavorare ma ce la faremo, prima o poi ! Il “principio di realtà” diceva Hegel, prima o poi prevale sempre.
Si tratta solo di aspettare, sperando che nell’attesa qualcuno non provochi troppi disastri !
ENRICO BARONCELLI